"La notte in cui morì Silvio Berlusconi"fa scalpore il concorso letterario macabro

La competizione consiste nell'immaginare l’ultima notte del Cavaliere e a farne un racconto. Il direttore della casa editrice Noubs: "Non istighiamo nessuno"

Si chiama «La notte in cui morì Silvio» ed è un inquietante concorso per racconti, dove Silvio, naturalmente, è lui, Berlusconi. Il concorso è quello lanciato da una casa editrice di Chieti, la Noubs, attraverso il suo sito internet. L’invito - valido fino al 6 gennaio - è a immaginare l’ultima notte del Cavaliere e a farne un racconto. In maggio i componimenti finiranno in un libro edito da Noubs, ma prima di allora una scelta di storie sarà pubblicata sul sito internet della casa editrice.

L’idea non è delle più tranquillizzanti in un Paese percorso da un’ossessione anti-berlusconiana al limite del patologico che, non più tardi di una settimana fa, ha prodotto un invito a «ficcare una pallottola in testa a Berlusconi» firmato da un giovane dirigente del Pd di Modena (subito dimissionato) sulla sua pagina di Facebook e un documento firmato Brigate Rosse che invitava il premier a farsi da parte altrimenti...

L’idea sta già suscitando polemiche in tutta Italia. In alto è riprodotta una pagina dell’edizione di domenica scorsa del Giornale, di proprietà di Paolo Berlusconi, che ne dava notizia anticipando la sua intenzione di prendere parte al concorso. Ma l’idea è difesa fin troppo entusiasticamente da Massimo Pamio, scrittore e direttore editoriale di Noubs, in questa intervista al Centro.

Pamio, come vi è saltato in mente di invitare a scrivere un racconto sull’ultima notte di Berlusconi?

«L’idea fa parte di una strategia di promozione della nostra casa editrice. E’ nata a tavolino in redazione tre mesi fa. E’ un’idea collettiva scaturita da un brainstorming. Abbiamo pensato a una serie di iniziative per promuovere il sito internet di Noubs da poco ristrutturato, perché oggi ogni discorso editoriale passa online».

E non c’era un’idea migliore di questa per promuovere il vostro sito?

«Non è la sola idea che abbiamo avuto. L’anno scorso, per esempio, abbiamo lanciato un altro concorso per racconti, “Facce da curriculum”. Poi abbiamo varato due collane, la Babele per la narrativa, e l’Atlas per la saggistica in cui pubblicheremo testi di grandi autori internazionali...».

Sì ma che senso ha quest’idea dell’ultima notte di Silvio ora?

«Perché in Italia la persona che, oggi, richiama di più l’attenzione è proprio il presidente del consiglio. Anche lui ha uno staff di persone per promuovere la sua immagine. Oggi quello che conta è la miracolizzazione della comunicazione».

Perché proprio il tema della morte di Berlusconi per auto-promuovervi?

«Qui entriamo in una dimensione più ludica».

Prego?

«Nel senso che la morte e Berlusconi sono, oggi, elementi imprescindibili della vita degli italiani. Mettendoli insieme creiamo una miscela esplosiva».

E questo non vi preoccupa?

«Mi spiego. Da quando è partito, una settimana fa, abbiamo già avuto tremila adesioni al concorso. Ci sono già pervenuti 50 manoscritti di racconti da tutta l’Italia. Questo vuole dire che il tema è eclatante perché si tratta di un personaggio mediatico su cui si riversano sogni e frustrazioni, odii e amore di tutti gli italiani. E’ un tema rimosso per eccellenza, quello della morte, che sta venendo sempre più fuori anche con l’ansia per quel che può accadere nel 2012. La nostra è un’iniziativa studiata a tavolino in termini culturali».

Ma non vi pone problemi etici il fatto che invitiate a immaginare la morte di Berlusconi in un Paese in cui un documento firmato Brigate Rosse lo minaccia di morte e che è esacerbato dall’odio politico?

«Il discorso sull’eversione è lontano migliaia di chilometri dalla realtà. Non c’è più il contesto sociale che esisteva negli Anni di piombo».

Ma in giro ci sono dei pazzi isolati che possono compiere qualche follia: questo non vi pone dei problemi?

«No. I pazzi sono molto creativi. Alla fine sono loro che posseggono la verità».

Anche se poi dovessero sparare?

«In quel caso non sarei d’accordo, naturalmente. Chi spara compie non un atto di follia ma di espressione incontrollata delle proprie potenzialità non sublimate in modo freudiano. E’ un problema legato al contesto sociale che non assorbisce le potenzialità sessuali e dinamiche dell’individuo. L’Italia oggi vive un problema di mancanza di cultura che è pericolosissimo. Se non si riscopre la cultura, alcuni pazzi possono compiere un gesto insano».

Va bene. Fino a quando andrà avanti il concorso?

«Fino al 6 gennaio, giorno dell’Epifania. Non è un giorno scelto a caso. E’ il giorno in cui i Magi arrivano a portare i doni a Gesù Cristo è quindi un momento del potlatch, del dono che si pone davanti all’ultimo degli uomini che poi è Dio».

E, fuor di metafora, il vostro dono a Berlusconi sarebbero i racconti sulla sua ultima notte?

«Noi gli portiamo i doni sperando che sappia comprendere».

Comprendere cosa?

«Che non deve più tagliare i fondi alla cultura e che bisogna dare spazio alla cultura e alla ricerca scientifica».