La rabbia degli Angelini: "È cospirazione"

25 Settembre 2009

Chiara Angelini, amministratrice del gruppo: "Punita per aver ospitato pazienti gravi dopo il terremoto". Il padre Vincenzo: "Mistificazione prova principe per assolvere Del Turco"

CHIETI. «Cospirazione». Torna a sentirsene vittima la famiglia Angelini di fronte all’ordinanza di chiusura delle strutture psico-riabilitative e all’interdizione per cinque anni. Chiara Angelini, amministratrice del gruppo, è un fiume in piena. Le siede accanto il neo direttore sanitario, Rocco Salini. «Il terremoto del 6 aprile ha lesionato la Gignano all’Aquila», spiega Angelini, «abbiamo trasferito i 16 pazienti ricoverati, ed essendo le altre nostre strutture piene, abbiamo spostato alcuni degenti delle Villette all’ex Cantatore, informando tutti, dal prefetto alla Asl. Più tardi ho scritto all’azienda sanitaria di Avezzano perché si riprendesse in carico i 16 pazienti. Ha chiesto tempo. Nell’attesa cosa accade? Vengo punita io, perché ho tenuto in carico pazienti gravi terremotati».

Poi passa all’ex Paolucci. «I Nas ci preccrivono alcuni interventi. Dobbiamo spostare i pazienti. Mettiamo a disposizione un’ala di Villa Pini e abbiamo il sì degli ispettori Asl ma cade il silenzio fino all’ordinanza di chiusura, piena di elementi di illegittimità». Le Villette. «I Nas indicano lavori da fare. Chiedo la Dia in sanatoria al Comune e me la respinge. Vorrei capire il senso. Dateci dei paranoici del complotto ma non so cos’altro credere». Annuncia azioni legali e sottolinea che «i Nas sono tornati e hanno trovato tutto in ordine».

«Continuo a chiedere», è la volta di Angelini padre, «che non siano emessi provvedimenti senza lasciarci controdedurre». Stigmatizza le affermazioni dell’assessore De Cesare e aggiunge: «Sostiene che ho avuto 10,5 miliardi dalla Regione per costruire le Villette. Non è vero». Vede nel senatore
Giovanni Legnini il principale avversario. Si scaglia contro il senatore Marino lo psichiatra Angelo Righetti, che ha firmato la relazione, e la Cgil. «Questo è l’ultimo round», tuona Vincenzo Angelini, «di un combattimento che dura da quando ho violato leggi non scritte. L’ho fatto perché mi avrebbero ammazzato allora. Cercano di farlo oggi con una mistificazione che serve come prova principe nell’assoluzione di Del Turco».