La Sasi taglia l’acqua a ristoratore

Debitore di un consumo non fatto, il titolare delle Paranze fa un esposto e chiede il risarcimento

VASTO. Lo scorso mese di luglio in piena stagione turistica la Paranza, gastronomia da asporto e tavola calda, era stata costretta a chiudere il locale per mancanza di acqua fino all’arrivo dei rifornimenti acquistati da un privato. Tutto il quartiere Croci, a ridosso della stadio Aragona, trascorse un fine settimana a secco. Le famiglie si coalizzarono e lanciarono la campagna "No acqua, no euro". Antonio Turdò responsabile del Comitato in difesa dei diritti del cittadino presentò un esposto alla magistratura. A distanza di 4 mesi il titolare della Paranza si è visto apporre i sigilli al contatore. La Sasi reclama il pagamento di due bollette da 755 euro e 16,93 euro.

«La Sasi pretende il pagamento di un servizio che non ha offerto procurando gravi danni al mio cliente in piena stagione turistica. Ora insiste nell'errore facendo apporre i sigilli all'impianto del commerciante sospendendo un bene di prima necessità e che quindi non può essere sospeso senza avere prima ricevuto l'autorizzazione di un giudice», annota Isabella Mugoni, il legale del Comitato per la difesa dei diritti dei cittadini. «Ho avviato una azione risarcitoria», annuncia, «già la scorsa estate avevamo contattato un legale dell’Associazione nazionale consumatori che dopo aver valutato attentamente la situazione aveva ritenuto possibile chiedere anche la restituzione dei soldi versati. Per assurdo il mio cliente dopo 4 mesi subisce un nuovo danno. Ancora più grave perché l'acqua non può essere tolta», insiste la Mugoni. In sostanza, stando a diverse sentenze emesse in Italia, davanti ad un caso di morosità acclarata l'ente in credito avrebbe potuto far pignorare beni materiali del debitore ma non togliere l'acqua che è un bene di prima necessità. Intanto il commerciante da due giorni non può lavorare. Per accelerare i tempi, in attesa che la vicenda giudiziaria faccia il suo corso, ha pagato comunque la somma reclamata dalla Sasi, ma non si arrende. «Dall’inizio dell’anno spesso l’acqua è mancata per giorni interi. Con l’arrivo del caldo la situazione è precipita», ricorda il titolare della Paranza. «Come si fa a cucinare senz’acqua? Se non avessi avuto 3 cisterne da 2mila litri che provvedevo far riempire mie spese non avrei potuto lavorare». Per evitare di restare chiuso troppo a lungo il ristoratore si è visto costretto a chiedere scorte idriche da un rifornitore privato. «Ma perché devo pagare la Sasi se devo comprare l’acqua da altri?», domanda il ristoratore. Adesso la nuova beffa che pare destinata a finire nel taccuino delle Iene.

Paola Calvano

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