«La Strever legata al letto da qualcuno entrato dopo di me»

VASTO. 19 dicembre 2012, ore 8,30: Michela Strever, 73 anni, viene ritrovata morta dal fratello Antonio. La pensionata è legata al letto e imbavagliata. Il medico legale stabilisce che la morte della...
VASTO. 19 dicembre 2012, ore 8,30: Michela Strever, 73 anni, viene ritrovata morta dal fratello Antonio. La pensionata è legata al letto e imbavagliata. Il medico legale stabilisce che la morte della donna è sopraggiunta per soffocamento. 15 aprile 2013: Hamid Maathaoui, 38 anni, il marocchino che ha confessato l’omicidio rivela ai magistrati di avere colpito l’anziana per derubarla alle 4,30 del mattino ma di averla lasciata viva e soprattutto di averla slegata prima di scappare.
Si infittisce il giallo sull’uccisione di via Villa De Nardis. Se il racconto del marocchino rinchiuso nel carcere di Vasto, dovesse risultare vero fra le 4,30 e le 8,30 qualcun altro sarebbe entrato in quella casa, avrebbe legato al letto la donna assistendo alla sua agonia. Fondamentali, a questo punto, saranno i risultati delle analisi dei Ris e quelle del medico legale.
A confermare la notizia è l’avvocato Nicola Artese, difensore di Maathaoui. «Il mio cliente ha ammesso di avere colpito Michela Strever con la scopa. Poi l’ha legata con un paio di calze e le ha infilato un fazzoletto in bocca per poter prendere i soldi. È accaduto alle 4,30 del mattino. Maathaoui poi è scappato a piedi. Prima di allontanarsi ha slegato la pensionata che era ancora viva. Lui aveva solo interesse a ritardare i soccorsi», afferma l’avvocato Artese.
Ad uccidere Michela Strever è stato il bavaglio. Il medico legale ha stabilito che la donna è morta per soffocamento. Ma a questo punto è lecito chiedersi: se davvero Maathaoui ha lasciato la Strever slegata, chi ha legato nuovamente la donna al letto? E, soprattutto, se fosse stata soccorsa in tempo la pensionata avrebbe potuto salvarsi? «Questo lo stabiliranno le perizie. Il mio cliente non accusa nessuno ma si limita a precisare alcuni particolari», sottolinea l’avvocato Artese.
Le rivelazioni dell’accusato, del tutto inaspettate, colgono di sorpresa anche il difensore di Antonio Strever, l’avvocato Arnaldo Tascione. Il fratello della vittima è ancora indagato per omicidio. «Preferisco non commentare. Posso solo ripetere che il mio cliente ha chiarito la propria posizione e sono certo abbia convinto i giudici della propria estraneità al delitto», si limita a dire Tascione.
A questo punto gli esami peritali assumono una importanza ancora maggiore. L’esame del medico legale chiarirà l’ora della morte e quella dei Ris quante impronte ci sono sulle calze con cui è stata legata Michela Strever. (p.c.)
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