Lanciano, mura aragonesi "nascoste" nel giardino della scuola

Il ritrovamento durante i sondaggi nell’area dov’è previsto l’ampliamento dell’istituto De Titta da parte della Provincia

LANCIANO. Sono lì, ci sono da secoli e ci resteranno. Nonostante gli sfregi fatti nel tempo da chi, incurante, ha spaccato la storia con tubature per far passare elettricità e fogne. Restano lì perché, quelle emerse nel giardino dell’asilo Maria Vittoria, tra l’istituto superiore De Titta e il Torrione Aragonese, sono una parte delle antiche mura aragonesi costruite per proteggere la città nel XV secolo. Mura di cinta che molto probabilmente si legano al Torrione, corrono sotto l’incrocio di Santa Chiara -dove due anni fa è stato trovato l’arco di un ponte di epoca romana- e potrebbero addirittura collegarsi alle Torri Montanare. Certo, toccherà all’archeologo Andrea Staffa, ispettore della Soprintendenza dell’Abruzzo, valutare i reperti emersi, ma a molti è chiaro che siano mura aragonesi. La cui presenza era indicata da fonti storiche e antiche raffigurazioni di Lanciano.

«Starà al dottor Staffa valutare i reperti», spiega l’archeologo Ruggero Di Valerio, incaricato di seguire i sondaggi che erano in corso nell’area per costruire una nuova ala del De Titta, ampliando l’ex scuola all’aperto. Opera contro la quale si erano schierate quasi tutte le associazioni cittadine, proprio per difendere un’area storica, in cui nota era la presenza di reperti di grande valore. «Dalle cartografie si intuiva la presenza di queste mura», dice Di Valerio, «che paiono due e di due distinte epoche. C’è la fortificazione aragonese, del 400, ma anche quello che potrebbe essere un contrafforte dello stesso muro aragonese o una fortificazione precedente. I due blocchi, infatti, hanno tecniche murarie e materiali diversi. Ma sarà il dottor Staffa, tra qualche giorno, a fare le valutazioni».

Certo è che entrambe sono barbaramente tagliate da una condotta elettrica e una fognaria. Segno che quelle mura qualcuno le ha viste, in un passato neanche tanto lontano, e le ha ricoperte. Anzi, più di qualcuno, visto che erano appena sotto il massetto di cemento della strada che non è di certo di epoca aragonese. Una scoperta imponente e importante che ora blocca i lavori che si dovevano eseguire sulla scuola. «Valuteremo come procedere», spiega il sindaco Mario Pupillo in qualità di presidente della Provincia, ente che si occupa dei lavori, «attendiamo ora le valutazioni della Soprintendenza. Se sono opere di grande valore non possono essere celate. Vedremo se ci sarà la possibilità di agire conservando le mura ma senza rinunciare alla scuola. Magari modificando il progetto». Che è stato già modificato perché non era più il De Titta a dover essere ampliato per aver subito danni dal terremoto, ma la vicina scuola all’aperto. Per questo si era passati da un edificio con 14 aule a uno con 6, che prima di essere costruito doveva superare il vaglio delle analisi archeologiche e geologiche. Oggi emerge che il sito è di grande interesse.

La storia della città fa capolino nel giardino della scuola. E ci si chiede: le mura riaffiorate saranno ricoperte come avvenuto alle tombe bizantine a Lancianovecchia e all’arco romano nella vicina rotonda di Santa Chiara?

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