il caso

Lanciano, scambia il morbillo per eritema: medico a giudizio

Medico del pronto soccorso accusato di aver sbagliato la diagnosi su una studentessa che ora vive in stato vegetativo

LANCIANO. Chiedono solamente chiarezza. Che qualcuno spieghi perché non c’è stata una diagnosi precisa e tempestiva per la malattia che aveva colpito la loro figlia. Perché una ragazza solare, che studiava a Milano, è ora in uno stato vegetativo permanente.

É la famiglia della ragazza che nel maggio 2011 fu colpita dal morbillo, malattia infettiva che però non fu diagnosticata né a Milano, dove studiava, né a Lanciano dove arrivò dopo 2 giorni di febbre, mal di gola, bolle. Nel giro di poche ore le sue condizioni peggiorarono. Fu colpita da encefalite morbillosa che è la causa dello stato vegetativo in cui è. Fu aperta un’inchiesta, proprio su richiesta della famiglia rappresentata dall’avvocato Piero Nasuti, che si è chiusa dopo indagini prolungate, con il rinvio a giudizio diretto, al 5 aprile 2016 di R.T. medico di guardia dell’ospedale Renzetti rappresentata dall’ avvocato Massimiliano Sichetti. A processo non ci saranno gli altri 5 medici dell’ospedale che erano stati coinvolti nell’inchiesta: V.M., A.P, R.S. difesi dall'avvocato Sichetti, M.B. rappresentato da Alberto Paone e F.P.C., difeso da Silvio Rustignoli la cui posizione è stata archiviata dal giudice Massimo Canosa.

R.T., è accusa di lesioni gravi. Avrebbe, secondo la Procura di Lanciano, qualificato erroneamente come eritema da intolleranza da farmaci anziché come morbillo i sintomi della ragazza e le avrebbe somministrato del cortisone che avrebbe parzialmente soppresso la risposta immune al virus. Errori di “imprudenza, imperizia e negligenza”.

La ragazza, come scritto nei documenti «presentava esantema maculo papuloso e febbre, ma R.T. qualificò come eritema le macchie. Omise poi di eseguire accertamenti finalizzati alla diagnosi del morbillo e somministrò nella fase attiva viremica una terapia cortisonica a dosaggio importante in grado di sopprimere parzialmente la risposta immune al virus, cagionando un aggravamento della patologia in atto che sfociava in encefalite post morbillosa, in conseguenza della quale la paziente entrava in stato vegetativo permanente».

«Il rinvio a giudizio è inspiegabile», dice l'avvocato Massimiliano Sichetti «perché le indagini avevano evidenziato che non c’erano elementi per arrivare a un processo. La ragazza è stata ricoverata una sola notte al Renzetti e fu sottoposta ad alcuni esami ematici specifici, i cui esiti sarebbero stati noti nelle 48 ore successive. Invece la mattina seguente peggiorò e fu trasferita a Pescara. Infatti in un primo momento la procura aveva chiesto l’archiviazione», ma il giudice dispose ulteriori indagini riconsegnando il fascicolo alla procura e si è arrivati al rinvio a giudizio diretto del medico del pronto soccorso del Renzetti.

«La famiglia attende delle risposte», chiude l’avvocato Nasuti «da Milano la pratica è tornata a Lanciano perché in Lombardia la ragazza restò solo due giorni e fu visitata da una guardia medica. In ospedale dovevano diagnosticare il morbillo, che, preso per tempo, non avrebbe avuto conseguenze così drammatiche».

Il processo non potrà alleviare la sofferenza della famiglia della ragazza, ma potrà dare delle risposte se ci sono o meno delle responsabilità professionali.

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