Lanciano, sveglia all'alba con 5 arresti per droga. E botte a chi non pagava

Le indagini dei carabinieri durate 6 mesi su una serie di episodi accompagnati da minacce e violenza. I nomi degli indagati e le accuse

LANCIANO. Spaccio di stupefacenti, minacce e violenza a chi non pagava: sono le accuse dell'inchiesta della Procura sfociata in 5 arresti effettuati questa mattina dai carabinieri.

L'operazione è il risultato di una serie di indagini durate circa 6 mesi da parte dei militari della Compagnia di Lanciano e partite a seguito di un atto intimidatorio commesso ai danni di uno degli indagati. In una nota si legge che sono state accertate oltre 200 episodi di cessioni di droghe nella zona, attività accompagnata dell’uso di minacce ed azioni violente volte a costringere al pagamento i clienti riottosi o poco affidabili.

In tre sono finiti in manette, altri due sono destinatari di altrettante misure cautelari.

GLI INDAGATI. Agli arresti domiciliari sono Michael Cicchetti, 28 anni, di Paglieta; Alexander Mastrippolito, 20 anni, di Civitella Messer Raimondo e residente a Santa Maria Imbaro, e Manolo Spinelli, 30 anni, di Lanciano. A.P., 52 anni, di Fara San Martino, è sottoposto ad obbligo di dimora e I.F., 42 anni, di Casoli, all’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.

I REATI CONTESTATI. Ai cinque indagati viene principalmente contestato un redditizio spaccio di cocaina, hashish e marjuana, di cui si approvvigionano nelle aree pescarese e foggiana. La banda aveva un bacino molto ampio di consumatori - sono oltre 100 i tossicodipendenti identificati ed ascoltati - e poteva contare su un giro d’affari di circa 50mila euro al mese. A detenzione e spaccio si connettono altri reati: furto aggravato, estorsione, danneggiamento seguito da incendio, lesioni personali e porto abusivo di armi. «Tutto gira attorno all’approvvigionamento di droga», evidenzia il capitano Orlando, «nel corso delle sei perquisizioni domiciliari ieri mattina, a casa di Mastrippolito sono stati trovati 10 grammi di marijuana già suddivisa in dosi, segno che l’attività di spaccio è proseguita anche nel periodo successivo alle nostre investigazioni».

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