Legata e imbavagliata anche nella rapina di luglio

All’anziana in estate lo stesso trattamento che ora l’ha portata alla morte La Procura ha chiesto ai Ris risposte rapide su tracce e reperti
VASTO. La caccia all’assassino di Michela Strever continua. A distanza di due settimane dal delitto di via Villa De Nardis, la casa della donna resta sotto sequestro. Le stanze analizzate accuratamente e a lungo dai Ris poche ore dopo la scoperta dell’omicidio potrebbero essere nuovamente controllate dagli esperti. Accanto al letto della vittima potrebbe essere usato il crime scope, strumento che serve per individuare tracce biologiche. In queste ore le luci del Palazzo di giustizia sono spente ma sono decine le persone ascoltate nei giorni scorsi dalla procura. Ufficialmente non ci sono indagati ma pare che le indagini del procuratore capo Francesco Prete, del sostituto Giancarlo Ciani e della collega Enrica Medori si siano concentrate in particolare su alcune figure.
Le indagini. La Procura di Vasto ha chiesto al Ris di velocizzare la massimo gli esami sulle tracce e i reperti ritrovati a casa e sugli indumenti di Michela Strever. Nella stanza da letto della vittima, infatti, non c’erano solo le impronte della donna e del fratello Antonio che per primo ha scoperto il corpo senza vita della pensionata. Fra i cassetti rovesciati e i soprammobili gettati alla rinfusa pare siano stati trovati altri indizi. «La Strever era buona e pensava che tutti fossero buoni», dicono i vicini. «A causa dei problemi di salute spesso si faceva aiutare da extracomunitari in cerca di lavoro», raccontano. Fra i tanti testimoni sfilati in questi giorni in Procura pare sia stato ascoltato anche qualche straniero.
La tentata rapina. Chi conosceva Michela Strever non può fare a meno di pensare come la scena del delitto sia simile alla tentata rapina subita dalla pensionata la scorsa estate. Anche allora la Strever era stata colta di sorpresa, incappucciata e zittita con un pezzo di stoffa infilato in bocca. La provvidenziale caduta di un contenitore di metallo spinto dalle raffiche di vento all’esterno della casa e il rumore provocato dall’oggetto che rotolava avevano però spaventato e messo in fuga il rapinatore. L’assassino è lui? È quello che si chiedono amici e conoscenti della poveretta che dal giorno del raid viveva nel terrore.
Il movente. I familiari e gli amici della Strever non capiscono cosa potesse cercare l’assassino in quella casa. Michela Strever non aveva mai con sé grosse quantità di denaro nè oggetti d’oro. Aveva fatto testamento più di venti anni fa. Dalla sua casa sono spariti 50 euro e un cellulare. Forse la donna aveva prestato dei soldi e li aveva richiesti indietro? Di sicuro chi l’ha uccisa ha agito con violenza. Prima di essere legata al letto la poveretta è stata picchiata selvaggiamente. Il suo corpo e il suo volto erano tumefatti e il fegato lesionato. Perché tanta crudeltà? Sono tante le domande ancora senza una risposta.
Il fratello. Antonio Strever è suo malgrado una figura chiave nella tragica vicenda. Antonio era il fratello più legato a Michela. Aveva un conto cointestato, a lui affidava le incombenze più delicate ed era quello che ogni giorno andava a far visita alla sorella. Purtroppo è stata anche la persona che ha scoperto l’omicidio. «È sicuramente la persona che in questi giorni sta peggio di tutti. I due fratelli erano molto legati. Michela Strever aveva fiducia assoluta nel fratello», assicura l’avvocato Arnaldo Tascione, legale dell’uomo. «Il mio cliente è molto provato».
La sicurezza. I capigruppo alla Provincia hanno firmato prima di Natale una lettera preparata dal consigliere Eliana Menna (Idv) in cui si chiede un incontro urgente con il prefetto Fulvio Rocco De Marinis. «Mi auguro che subito dopo le festività il prefetto ci convochi. In caso contrario tornerò a chiedere un colloquio privato. Quattro omicidi sono abbastanza. È arrivato il momento di proteggere il Vastese come merita», afferma la Menna. «Se non è possibile avere un adeguato numero di rappresentanti delle forze dell’ordine, il prefetto disponga accorgimenti alternativi a tutela della popolazione. Essere scippate in pieno giorno a pochi passi dall’ospedale, come è accaduto venerdì mattina a una tranquilla casalinga, è inquietante ed emblematico», incalza l’esponente dell’Idv.
Paola Calvano
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