Megalò 3, blitz nello studio di Merlino

La polizia di Pescara acquisisce atti dal progettista (non indagato). La Forestale interroga una dirigente del Comune

CHIETI. I riflettori si riaccendono sull’inchiesta Megalò 3. La perquisizione nello studio del re dei progettisti, l’ingegner Domenico Merlino, tenuta segreta dagli investigatori, e l’interrogatorio in procura della dottoressa Angela Falcone, alto dirigente del Comune di Chieti, fanno tornare alla ribalta l’inchiesta che coinvolge il sindaco, Umberto Di Primio, l’imprenditore della società Akka, Enzo Perilli, e l’ormai ex segretario generale dell’Autorità dei Bacini, Michele Colistro, indagati per presunta corruzione. Il blitz della squadra mobile di Pescara, coordinata dal vice questore Pierfrancesco Muriana, nello studio del professionista Merlino che, precisiamo, non risulta essere indagato, aveva come obiettivo quello di acquisire progetti e documenti del Megalò 3 della società Akka. Il decreto è stato eseguito tempo fa, ma solo ieri mattina la notizia è trapelata. In particolare la polizia, su incarico della procura distrettuale dell’Aquila, ha cercato di sapere se, tra le carte in possesso del progettista, ci fossero gli atti ostativi alla realizzazione del centro commerciale su un’area di Santa Filomena già sub judice per le tonnellate di terreno di riporto che hanno modificato lo stato del lungofiume Pescara. Parliamo della terra trasferita dai Tir dell’impresa dei Colanzi finita sott’inchiesta. E’ recentissimo invece l’interrogatorio, anzi gli interrogatori, della dirigente Falcone, sentita a più riprese in procura a Chieti, alla presenza di un legale di fiducia, degli investigatori della Forestale e delle Mobile pescarese, nell’ambito di un’inchiesta bis, aperta dal pm, Marika Ponziani, dopo un esposto del Wwf. E’ lei, la Falcone, la dirigente del Suap che firmò il permesso a costruire del Megalò 3 di Perilli, l’imprenditore che, secondo l’accusa, avrebbe corrotto, o tentato di corrompere, Di Primio promettendogli, tra le altre cose, di pagargli la campagna elettorale. Ma la dirigente comunale, incalzata dagli investigatori, ha negato di aver subito pressioni dal sindaco prima della firma di quell’atto chiave. Un atto dovuto, dice la Falcone, perché, poco prima, il Tar aveva annullato la delibera regionale che azzerava i Prusst, compreso quello del Megalò 3. Quanto a Di Primio, il suo interessamento, specifica la dirigente, era finalizzato all’opportunità di sviluppo e posti di lavoro che il Megalò 3 avrebbe creato a Chieti Scalo. E non al fatto che Perilli fosse cliente dello studio legale del sindaco-avvocato che, secondo la procura, avrebbe così avuto come scopo finale quello di favorire l’imprenditore amico. L’inchiesta va avanti.