Mensa negata ai dipendenti, ditta condannata 

Sentenza sulla Ladisa che cura la refezione nelle scuole: «I pasti sono a carico del datore di lavoro»

CHIETI. Per contratto il datore di lavoro avrebbe dovuto assicurare il servizio mensa ai propri dipendenti ma la ditta Ladisa, che tra l’altro gestisce proprio il servizio mensa per conto del Comune Chieti nelle scuole cittadine, non lo faceva come previsto. Per questo motivo la ditta che prepara i pasti nel centro di cottura di Villamagna è stata condannata a risarcire i lavoratori. Lo ha deciso il giudice del lavoro Ilaria Prozzo che ha accolto il ricorso di nove lavoratrici rappresentate dagli avvocati Christopher Leone e Lorenzo Taresco, dopo che sull’argomento aveva avviato una battaglia sindacale il rappresentante della Fesica Confsal Alessandro Azzola. È stato proprio il sindacalista ad accorgersi, esaminando attentamente le buste paga dei dipendenti, che qualcosa non andava. Nel contratto, infatti, c’è una specifica voce contrattuale chiamata “trattenuta mensa” attiva dall’ottobre 2015.
Scrive il giudice nel dispositivo della sentenza: «La disposizione contrattuale pone obbligo a carico del datore di lavoro di somministrazione del pasto. Avendo le ricorrenti allegato l’inadempimento di siffatto obbligo, spettava alla società resistente dare prova di aver fornito giornalmente a ognuna delle ricorrenti un pasto completo, composto da un primo piatto, un secondo, un contorno, pane frutta e una bevanda. Tale prova non può dirsi raggiunta nel presente giudizio». Per questo motivo il giudice ha condannato la Ladisa alla «restituzione in favore delle ricorrenti delle somme trattenute mensilmente da ottobre 2015 a febbraio 2019 nelle buste paga sotto la voce “trattenuta mensa” oltre rivalutazione monetaria e interessi legali sulla somma periodicamente rivalutata dalla data delle singole trattenute al saldo».
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