Monsignor Capovilla festeggia i 100 anni coi profughi. È il cardinale più anziano d'Italia

16 Ottobre 2015

L’ex vescovo di Chieti e segretario di papa Roncalli ha abbracciato il malese Issa: "Aiuta a creare la civiltà dell'amore"

CHIETI. «Il mio augurio è che continui a essere giovane interiormente come è sempre stato. Per noi tutti è un luminoso testimone di fede e di ameore per Dio». È l’auspicio che monsignor Bruno Forte, arcivescovo della diocesi di Chieti-Vasto, ha rivolto al cardinale Loris Capovilla che ieri ha compiuto 100 anni. Un traguardo importante per il segretario particolare di papa Roncalli, del quale è custode della memoria. Nato nel 1915 a Pontelongo in provincia di Padova padre Loris è stato nominato cittadino onorario di numerose città italiane, prima tra tutte Chieti, che è stata la sua prima designazione vescovile dal 1967 al 1972. Una città alla quale il cardinale Capovilla è sempre rimasto molto legato tanto da indurlo a chiudere ogni suo scritto rivolto agli abruzzesi con la formula: «Loris Francesco Capovilla, olim pater semper amicus, un tempo padre, adesso amico».

Grande riformatore della Chiesa e portatore dei valori del Concilio Vaticano II, che vennero scambiati dagli amministratori locali degli anni Sessanta per mere posizioni politiche, Capovilla, bollato da alcuni come «prete rosso» non venne accolto con grande entusiasmo neppure dal clero teatino. In città vengono ricordate ancora le polemiche scaturite attorno alla tradizionale processione del Venerdì Santo che un anno si svolse su un tragitto più corto a causa della pioggia, e alle successive dichiarazioni di Capovilla: «Non è la processione che conta, Gesù è morto!».«Si amareggiava perché non riusciva a raggiungere gli obiettivi sperati» racconta monsignor Panfilo Argentieri suo segretario particolare «il desiderio più forte per lui era quello di fare dei sacerdoti dei testimoni della vita di Cristo dando per primo l’esempio. Vivendo con semplicità il messaggio evangelico tra i poveri e i malati. Una vita condotta all’insegna della pietà, dell’accoglienza. Una vita semplice, senza privilegi e senza orpelli». Scandalizzò la sua richiesta di abolire le scarpe vescovili di seta per calzarne un paio di cuoio e il suo rifiuto di essere portato in processione a spalla sul baldacchino.

«Mi ha voluto bene» prosegue don Panfilo «e il mio augurio è che il Signore conservi ancora a lungo questo grande Pastore di anime». Ieri il cardinale Capovilla, cento anni, nove papi conosciuti, vescovo più vecchio d’Italia e quarto nel mondo, ha passato il suo compleanno a a Ca’ Maitino Sotto il Monte, pregando ed esaudendo un suo desideri. «Che bello - aveva confidato - se potessi trascorrere quel giorno con i profughi accolti a Sotto il Monte». Così, ieri, Capovilla ha incontrato Issa, venuto dal Mali e accolto nella Comunità Villa San Francesco di Facen di Belluno, fondata dall'allora patriarca di Venezia, poi papa Giovanni XXIII. «Io ormai ho finito la mia corsa e tu la cominci» ha detto al giovane africano «dai il tuo contributo per la civiltà dell'amore perché non ce ne è un'altra, non c'è la civiltà della tecnica, della potenza o delle armi. A me sono tanto cari i miei fratelli cristiani, lo so, ma lo sono ugualmente nella stessa misura tutti gli uomini e donne di questo mondo. Issa, che Dio ti benedica» ha aggiunto abbracciandolo. Per i 100 anni di padre Loris Capovilla, come ha sempre voluto essere chiamato, nominato cardinale a 98 anni, sono arrivati, per telefono, anche gli auguri del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.