Mori ricorda Dalla Chiesa e terrorismo

21 Maggio 2014

L’ex capo del Ros e del Sisde parla all’Università dei segreti che hanno segnato 30 anni di storia

CHIETI. Un pezzo di storia d’Italia è passata ieri pomeriggio all’Università. L’aula magna di Scienze Sociali al Campus era gremita per sentire e conoscere un relatore d’eccezione, il generale Mario Mori, già capo dei Ros e del Servizio segreto civile (Sisde), ospite, con il colonnello Giuseppe De Donno, già vice-capo dei Ros, all’incontro di studio “Ad alto rischio, scenari di sicurezza interna ed internazionale”, organizzato dal professor Antonello Canzano, docente di Sociologia Politica e Sicurezza Internazionale dell’Ud’A. Occhi puntati su Mori, 75 anni e un bagaglio d’esperienze più unico che raro. Capo dell’Anticrimine a Roma nel 1978, quindi nel periodo più caldo, quello del rapimento e dell’omicidio di Aldo Moro; poi al fianco del generale dei carabinieri Carlo Alberto Dalla Chiesa nella lotta al terrorismo e a Palermo negli anni del dominio di Riina, catturato da Sergio De Caprio, il capitano Ultimo, con il quale Mori venne processato e assolto dal favoreggiamento.

A Chieti, Mori, ha ricordato Dalla Chiesa, un uomo d’altri tempi, capace di rivoluzionare i metodi investigativi; ha poi parlato del terrorismo e dei terroristi: gente colta e intelligente - ha detto - ma dalla parte sbagliata che comunque colse impreparate le forze dell’ordine. E infine del Sisde, il servizio segreto civile che è specchio e figlio della politica. E che, come la politica, diventa scarso se anche la prima lo è.