Morto in mare per salvare un bambino. I bagnini: «Ci siamo tuffati subito, il piccolo era in difficoltà e l’uomo non si muoveva»

Tragedia di Francavilla: Camillo Cantoli, 55 anni di Crecchio, ha perso la vita nel tentativo di salvare un bambino in difficoltà tra le onde. Parlano Nichita Proca e Lenora Santospago, entrambi di 17 anni, due addetti al salvataggio della compagnia Angeli del Mare. Con loro c'è il responsabile Marco Schiavone (nella foto, i tre insieme)
FRANCAVILLA. «Il bimbo era in difficoltà e l'uomo non si muoveva. Appena li abbiamo visti, siamo partiti immediatamente, a nuoto, come dev'essere fatto nei giorni di mare grosso». A raccontare l'intervento sono Nichita Proca e Lenora Santospago, entrambi di 17 anni, due addetti al salvataggio della compagnia Angeli del Mare. Mentre parlano, con loro c'è anche il responsabile Marco Schiavone.
«Erano all'altezza del limite delle acque sicure, forse qualche passo più avanti», spiegano i due ragazzi, «comunque in una zona in cui si tocca. Abbiamo afferrato il bimbo, che era in difficoltà ma vigile. Poi è intervenuta anche una persona, forse un conoscente della vittima, che ci ha aiutato a portare fuori l'uomo. Lui non era cosciente. C’era anche un'infermiera che ci ha dato una mano con il massaggio cardiaco. Nel frattempo abbiamo richiesto l'intervento di un'ambulanza».
Lenora va avanti nel racconto, aggiungendo alcuni dettagli: «Una volta riportati entrambi a riva, io mi sono preoccupata di prendere il pallone di Ambu. Poi ho cercato anche un defibrillatore, chiedendo nei vari stabilimenti vicini, ma nessuno ce l'aveva». Sul punto il responsabile della compagnia, Schiavone, precisa che «non è obbligatorio avere il dispositivo salvavita». «La cosa particolare», proseguono i due addetti al salvataggio, «è che i bimbi, uno di 8 e l'altro di 9 anni, stavano giocando insieme, in un punto in cui l'acqua non è alta. Uno è tornato da solo a riva, mentre l'altro è andato in difficoltà. Per questo l'uomo ha cercato di riprenderlo».
L'intervento dei ragazzi è stato provvidenziale, non solo per salvare il bimbo in mare, ma anche per tentare il possibile con l'uomo. Anche per questo, al termine delle attività, hanno ricevuto una stretta di mano da parte degli inquirenti, intervenuti per tutti i rilievi del caso. «Senza dubbio il mare era agitato», prosegue Schiavone, chiamato poi per l’espletamento di tutte le formalità del caso previste dalla circostanza. «Però, da quello che mi hanno raccontato i ragazzi intervenuti e da quello che ho potuto vedere con i miei occhi, il luogo in cui si è consumata la tragedia non era particolarmente pericoloso. Lì si tocca ancora, tanto che i ragazzi lo hanno raggiunto a corpo libero». Poi continua: «Episodi come questi dispiacciono, anche perché chi è intervenuto ha fatto tutto il possibile per salvare l'uomo. Nel momento in cui ha riaperto gli occhi, ho pensato che potesse farcela, invece pochi istanti dopo li ha richiusi e non ha dato più alcun segno di vita. Dispiace anche vedere il dolore della famiglia, comprensibilmente sotto shock per l'accaduto». E conclude: «Mi sento di dire grazie e di fare i complimenti ai ragazzi intervenuti, la cui prontezza è servita per salvare la vita di un bambino. Questo è il lavoro che la nostra compagnia svolge quotidianamente, con l'obiettivo di tutelare la sicurezza dei bagnanti lungo tutta la costa».
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