Musicista morto dopo il rogo a Brecciarola, nessun colpevole

4 Marzo 2015

Rapporto finale in procura sulla tragica fine di Di Cecco: non c’era volontà omicida, ma una manovra azzardata

CHIETI. Nessun colpevole per la tragedia di Brecciarola. Nessuna volontà omicida e suicida. E nessuna inchiesta ulteriore sul rogo dell’auto costato la vita al musicista Roberto Di Cecco, 38 anni di Turrivalignani.

Il rapporto finale in procura della polizia stradale chiude definitivamente il caso. Dietro l’incendio si nascondono la velocità e la «guida incontrollata» o, come dice il codice della strada, «non prudenziale». In altre parole, la causa di tutto è stata una manovra azzardata con la Ford Fiesta, sui cui Di Cicco la notte del 22 febbraio viaggiava insieme alla fidanzata Sara, 23 anni di Pescara, a far sbandare paurosamente l’auto nel punto in cui l’Asse attrezzato finisce e si immette sulla Tiburtina. La ricostruzione della Stradale si è basata sulle dichiarazioni della fidanzata della vittima che, ascoltata due volte dagli investigatori, ha potuto precisare meglio la tragica dinamica dell’incidente.

In sintesi, Di Cecco ha più volte sterzato lungo la superstrada che collega Pescara a Chieti, per sfogare la rabbia dopo una lite sentimentale, senza però che l’auto si schiantasse. Quando però ha ripetuto la stessa manovra nel punto il cui la doppia corsia si riduce, cioè nella semicurva alla fine dell’Asse attrezzato, la fatalità, unita alla velocità ancora sostenuta e superiore, secondo la Polstrada, ai 100 chilometri orari, hanno causato l’impatto tra la ruota anteriore della Ford e il cordolo del marciapiede. La macchina – si legge ancora nel rapporto conclusivo consegnato al pm Giuseppe Falasca – ha così subito gli effetti del «moto aberrante» diventando una sorta di proiettile incontrollabile che si è schiantato contro il muretto di cemento con l’insegna del supermercato Super Coal. L’urto ha squarciato il serbatoio della benzina e le scintille hanno innescato il rogo. Sara però è stata estratta in tempo da un soccorritore, mentre Roberto è rimasto nell’abitacolo avvolto dalla fiamme che gli hanno causato ustioni del quarto grado sull’80 per cento del corpo. Trasportato all’ospedale di Bari, Di Cecco è morto dopo un calvario durato 48 ore. Ora, sulla base del rapporto finale formalizzato al pm, questi chiederà al gip l’archiviazione di due inchieste per tentato omicidio nei confronti di Sara e omicidio colposo ai danni di Roberto. Non ci sono colpevoli.