il processo

Nasconde milioni al Fisco, 10 mesi a Massimo Caputi

Il noto manager teatino condannato a Milano insieme ai Marzotto al processo Valentino Fashion

CHIETI. Il noto manager teatino Massimo Caputi è stato condannato a dieci mesi (pena sospesa e non menzione della stessa) per l’affare legato alla vendita della Maison Valentino. Insieme a lui, stessa condanna, inflitta dalla seconda sezione penale del tribunale di Milano, per Matteo Marzotto e la sorella Diamante.

Ingegnere civile ed ex ad di Sviluppo Italia, Caputi, insieme ai Marzotto, ha dovuto rispondere di omessa dichiarazione dei redditi, in relazione alla cessione delle quote di maggioranza relativa del Valentino Fashion Group dalla Icg (società lussemburghese di cui erano soci tra gli altri membri delle famiglie Marzotto e Donà dalle Rose) al fondo Permira, avvenuta a maggio del 2007. Il processo è stato incentrato sul mancato versamento di imposte per circa 70 milioni di euro, secondo i calcoli effettuati dall'Agenzia delle Entrate, su una plusvalenza di 218 milioni di euro derivanti della vendita del gruppo di moda. La Icg aveva sede in Lussemburgo e su questa plusvalenza ha pagato una imposta di 520mila euro nel Granducato. Secondo le indagini della Finanza, però, la Icg sarebbe stata "un caso di esterovestizione", come ha sottolineato in aula il pm di Milano, Gaetano Ruta, nel corso della requisitoria. “Esterovestizione” sta a significare che la società "aveva la sede legale all'estero ma era gestita completamente dall’italia" oltre "a fare riferimento a soggetti italiani".

Vale a dire che, ha argomentato il pubblico ministero, la Icg era in realtà italiana e quindi avrebbe dovuto presentare la dichiarazione dei redditi in Italia, e non, come ha fatto, in Lussemburgo, venendo così a pagare le tasse sulla plusvalenza ottenuta. I tre sono stati condannati anche al pagamento delle spese processuali. Il tribunale ha comunque riconosciuto loro le attenuanti prevalenti rispetto alle aggravanti e disposto il dissequestro e la restituzione di quanto era stato messo sotto sequestro nel corso delle indagini svolte dalla procura di Milano. Nel complesso era stata sequestrata una somma di circa 65 milioni di euro a 13 indagati, la parte ancora sotto sequestro era la quota di questa cifra di competenza dei tre imputati.

Nell'inchiesta, portata avanti da Ruta di concerto con la collega Laura Pedio, erano state indagate 13 persone. Dieci di loro hanno optato per il patteggiamento. Negli anni scorsi, a seguito dell’emergere dell'indagine, Vittorio Marzotto, in qualità di legale rappresentante della Icg, aveva chiuso la questione con l'Agenzia delle Entrate, versando al fisco circa 57 milioni di euro. Versamento che è stato considerato dal tribunale come un'attenuante nei confronti dei fratelli Marzotto e di Caputi. (g.l.m.)