Negri Sud resta malgrado i debiti

Il centro di ricerche farmacologiche presenta il piano di rilancio e chiede altra cassa integrazione

SANTA MARIA IMBARO. La Fondazione Negri Sud continuerà a operare sul territorio almeno nel breve e medio termine, ma è fondamentale ripianare il debito e contenere le spese. È una delle prime urgenze del piano di rilancio del centro di ricerca farmacologica sottoscritto lunedì dal consiglio di amministrazione. La situazione continua a essere drammatica. Da una parte un debito di 4.500.000 euro che vede accumulate, dal 2005, fatture, richieste di pagamenti, solleciti di creditori e decreti ingiuntivi. Dall’altra un costo annuo per il sostentamento del centro pari ad altri 6.300.000 euro. Il documento sottoscritto dai tre soci, Negri Sud, con i direttori amministrativo, Tommaso Pagliani e scientifico, Gianni Tognoni, Provincia e Regione con rispettivamente il presidente Enrico Di Giuseppantonio e il presidente della commissione bilancio, Emilio Nasuti, verrà sottoposto ai sindacati.

La cassa integrazione. La proposta è di prolungare il ricorso alla cassa integrazione per evitare eventuali ipotesi immediate di mobilità. Il Cda ha quindi ipotizzato, per un totale di 100 dipendenti, dieci lavoratori in cassa integrazione al 100%, e 90 in cassa integrazione al 50%. Non sarebbero previsti, al momento, licenziamenti. Il piano, tuttavia, fa riferimento alla procedura dell’esodo incentivato «qualora la Fondazione fosse nelle condizioni finanziarie adeguate».

Il personale. Per risparmiare 600mila euro l’anno, la Fondazione prevede il taglio di una voce sulla busta paga (il cosiddetto terzo elemento) che sarà adeguata «reversibilmente alle mansioni svolte e alla copertura finanziaria». La Fondazione «avvierà una procedura di valutazione permanente del personale, che verrà definita in un successivo regolamento per eliminare ogni fonte di arbitrio nella individuazione di eventuali provvedimenti di riduzione o interruzione del rapporto di lavoro». Il personale sarà suddiviso in capi di laboratorio, capi unità/servizio, ricercatori/tecnici e impiegati/operai. Se per alcune attività non ci saranno le condizioni per mantenere le mansioni svolte si provvederà al ricollocamento in altre unità.

Riduzione spese. L’imperativo è risparmiare. Saranno chiusi gli spazi troppo ampi di uno degli edifici e accorpato il personale di ricerca nel primo e secondo piano, mentre i servizi generali andranno al piano terra e al seminterrato. Si parla di impiegare parte del personale per servizi affidati a ditte esterne, di eliminare il depuratore e allacciarsi alla fognatura pubblica e di realizzare un impianto fotovoltaico per la produzione di energia elettrica.

Rilancio attività. Il Negri Sud ha più volte proposto, finora senza risposte dalla Regione, di svolgere diversi servizi. Tra questi la realizzazione di banche dati per il monitoraggio di malattie e realtà socio assistenziali, ricerca sulla qualità dei servizi sanitari, valutazione dello stato di salute di un territorio e servizi di diagnostica per malattie rare. La Fondazione mette inoltre a disposizione la mensa aziendale e un’ala del residence del complesso in usufrutto dalla Provincia, per attività di ricezione.

Daria De Laurentiis

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