Operaio fa causa alla Pilkington

Esposto a materiale cancerogeno, chiede risarcimento di 150mila euro

SAN SALVO. Ha lavorato per due anni in un reparto della Pilkington a stretto contatto con la fibra ceramica refrattaria (Thermal ceramic), materiale che secondo la scienza medica è da ritenersi cancerogeno. Queste le ragioni che hanno spinto un operaio trentenne di Gissi a inoltrare ricorso al giudice del lavoro del tribunale di Vasto contro l'azienda di Piana Sant'Angelo.

Il lavoratore chiede un risarcimento di 150mila euro per i danni materiali, morali ed esistenziali. Oltre a lamentare l'esposizione alla sostanza nociva, l'operaio sostiene che l'azienda non abbia adottato le precauzioni necessarie, omettendo anche di informare il lavoratore sugli eventuali rischi. L'udienza è fissata al 29 ottobre. In quella sede si conoscerà la posizione della società che nel luglio del 2009, alcuni mesi dopo una visita ispettiva, ha rimosso il materiale nocivo.

Spetta al giudice stabilire se accogliere o meno le richieste contenute nel ricorso presentato dal lavoratore di Gissi. L'operaio ha prestato attività lavorativa alla Pilkington dal 1º luglio 2007 al 26 ottobre 2009. In questo arco di tempo è stato esposto ad una sostanza, la Thermal ceramics, che produce effetti irritanti alla pelle, agli occhi e alle vie respiratorie, oltre ad asma e patologie croniche.

Le fibre ceramiche refrattarie sono state classificate dall'Unione europea di "categoria cancerogena 2", mentre il Centro internazionale di ricerca sul cancro (Iarc) ha confermato che tali sostanze possono essere cancerogene per l'uomo. I principali rischi per la salute derivano dai potenziali effetti a lungo termine: l'eccessiva esposizione può provocare fibrosi e cancro ai polmoni o della pleura. Stando al ricorso presentato dal legale, l'avvocato Walter Pracilio, il lavoratore «non è mai stato informato circa le potenzialità nocive del Thermal ceramics, né il responsabile del reparto ha mai predisposto misure idonee ad evitare o limitare l'esposizione del lavoratore al materiale stesso».

La Pilkington sarebbe quindi venuta meno ad un preciso obbligo, essendo tenuta ad adottare le misure necessarie a tutelare l'integrità fisica dei lavoratori che, nel caso specifico, presuppongono l'utilizzo di dispositivi personali di protezione delle vie respiratorie, indumenti protettivi (tute "usa e getta"), prescrizioni igieniche, segnaletica di sicurezza. Secondo il ricorrente la società avrebbe omesso qualsiasi tipo di precauzione, non adempiendo ad alcuno degli obblighi previsti in tema di informazione, formazione e addestramento.

Fin qui le ragioni del lavoratore, il quale venuto a conoscenza successivamente delle potenzialità nocive del materiale al quale è stato esposto per due anni, «ha iniziato a vivere in uno stato di profonda frustrazione, dovuto alla consapevolezza che gli effetti nocivi del materiale col quale è stato a stretto contatto potrebbero verificarsi a lungo termine». Nel ricorso si precisa che tale stato di stress e frustrazione «si sta riverberando sotto ogni aspetto sulla vita familiare».

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