Ortona, pistole alla polizia locale: «Disposizione esagerata»

Prevale il no sulla delibera di giunta che ha avviato l’iter sull’armamento, sollecitato un dibattito pubblico. E la Canosa: «Precedenza ai turni notturni»
ORTONA. La notizia data dal Centro sul progetto di armamento della polizia locale divide la politica cittadina. Dopo la delibera di giunta che ha avviato l’iter per dotare gli agenti della pistola d’ordinanza, arrivano le prime reazioni. Il sindaco Angelo Di Nardo ha parlato di «deterrente»: uno «strumento per rafforzare il controllo del territorio» all’interno di una strategia più ampia che comprende il potenziamento della videosorveglianza e turni notturni.
Ma dalle opposizioni – sia quelle rappresentate in aula che “extraconsiliari” – prevale il no. Il consigliere di minoranza Ilario Cocciola è scettico: «Non si passa al porto d’armi se abbiamo carenza di agenti, e senza considerare i costi di formazione, custodia e organizzazione». Secondo Cocciola «questa necessità del sindaco dipinge Ortona come una città a rischio e, se così è», aggiunge, «attivi la sua filiera politica per chiedere più carabinieri e una polizia stradale più presente, senza creare confusione dei ruoli».
Raffaele Gernone, presidente della sezione ortonese di Avs, esprime invece una contrarietà netta a nome del Circolo: «Non troviamo motivi per armare la polizia locale in una cittadina come Ortona dove operano già forze dell’ordine efficienti. Bene la videosorveglianza, ma questa ci sembra una decisione esagerata, allarmante e istintiva. Si apra al dibattito pubblico».
Critici allo stesso modo Nicola Primavera e Nicola Napolione, ex candidati sindaci per Psi e M5s, oggi alleati in città. «Non c’è alcuna emergenza sicurezza a Ortona che giustifichi tale misura», dice Primavera che parla di «deformazione professionale del sindaco Di Nardo». Napolione è «molto perplesso perché non registriamo picchi di criminalità tali da motivare una scelta del genere» e sollecita «passi in avanti sulla videosorveglianza».
Sul tema interviene anche il Pci con il coordinatore ortonese Marco Uccelli: «La destra ci riporta al Far west. Dietro la parola “sicurezza” si nasconde una visione distorta e pericolosa della convivenza civile. Armare la polizia locale non previene i reati e non migliora la vita dei cittadini, mentre restano degrado urbano, l'assenza di spazi per i giovani e povertà».
In controluce c'è lo stato dell’arte. La delibera del 14 ottobre ha aperto un percorso con tappe precise come l'adozione di un regolamento da portare in Consiglio, la richiesta di autorizzazione alla Prefettura, la formazione teorico-pratica e adeguamenti logistici per la custodia delle armi. L’obiettivo di sindaco e sua giunta è quello di seguire il modello di altri comuni abruzzesi, definendo la situazione ortonese un'«anomalia».
A chiudere il quadro delle prime reazioni è la posizione possibilista di Cristiana Canosa, ex vicesindaca e oggi consigliera di minoranza: «La sicurezza dei cittadini in un territorio esteso come quello di Ortona passa da una serie di azioni portate avanti dall’amministrazione di cui facevo parte e che Di Nardo sta definendo, come il cambio di sede della polizia locale al Palazzo di giustizia». E sulle armi? «Il corpo oggi conta appena 15 unità a fronte delle circa 31 necessarie, e se l’armamento servirà ad avere pattuglie fino a tarda sera, soprattutto d’estate, può essere utile. Ma non si armi senza organizzare e finanziare i turni notturni», avvisa, «quindi valutino i costi reali». Canosa propone poi un presidio dei vigili a Fonte Grande, «un quartiere grande come una città che ha bisogno di più presenza».