Parco della costa teatina Arriva lo stop alle critiche

Il commissario De Dominicis ai sindaci contrari: ho fatto rispettare la legge E agli agricoltori che non sono voluti entrare: hanno perso una grande occasione

CHIETI. «Ci sono voluti 15 anni per arrivare ad oggi». Il commissario del Parco della costa teatina, Giuseppe De Dominicis, completa il suo mandato e consegna la perimetrazione dell’area protetta. Era il 2001 quando, con legge nazionale, fu istituito il parco, ma la storia potrebbe andare anche più indietro, almeno fino al 1997, quando furono individuati i siti italiani da proteggere, dove, cioè, poter far nascere parchi naturali. La costa teatina era in quella lista, ma prima di arrivare al risultato di ieri si è visto di tutto. Già nel 2002 la Regione fece ricorso contro il parco, perdendolo, alla Corte costituzionale. E poi polemiche a non finire. Che non si sono certo spente, nonostante la riduzione di circa il 40% delle aree sottoposte a vincolo. Una riduzione tanto pesante da far dire al portavoce di Wwf e Legambiente, Luciano Di Tizio, che «il parco è un’occasione sfruttata a metà».

I CONFINI. L’area, così come l’ha disegnata De Dominicis, si estende su un territorio di 10.528 ettari (all’inizio erano circa 30 mila gli ettari) e abbraccia dieci comuni: Ortona, San Vito, Rocca San Giovanni, Fossacesia, Torino Di Sangro, Casalbordino, Villalfonsina, Pollutri, Vasto e San Salvo. Il tutto suddiviso in tre tipi di zone, a seconda del livello di antropizzazione, con regole diverse da zona a zona.

LE POLEMICHE. Ai diversi sindaci contrari al parco, e a chi, in generale, ha accusato il commissario di non aver ascoltato il territorio, De Dominicis ha risposto in maniera netta: «A chi mi critica in questo senso, dico che quel tempo è scaduto. Il lavoro commissariale è quello di far rispettare una legge, visto che la precedente procedura di concertazione con il territorio ha fallito il proprio compito». Ci sono, però, anche altri Comuni che hanno chiesto di entrare a far parte dell’area protetta, come Francavilla al Mare, Lanciano, Campomarino e Termoli. A loro De Dominicis ha dovuto rispondere che non era in suo potere allargare i confini dell’area. In un secondo momento, quando il parco sarà realtà, la richiesta potrà essere reiterata.

AGRICOLTORI FUORI DAL PARCO La battaglia degli agricoltori che non volevano entrare a far parte dell’area è stata, però, in gran parte vinta. La cospicua riduzione del perimetro è dovuta proprio all’accoglimento delle loro posizioni.

«Credo che quegli agricoltori che hanno deciso di restare fuori dal parco hanno perso sicuramente una grandissima occasione», ha detto a riguardo il commissario, «avrebbero potuto continuare a fare la stessa agricoltura che fanno adesso anche dentro i confini del parco. E se lo avessero fatto avrebbero avuto una ricchezza in più in termini di brand e di immagine. Io spero che quei pochi che sono rimasti dentro saranno in grado di dimostrare pienamente questa mia idea. A quel punto anche gli altri agricoltori chiederanno di entrare».

LE MISURE DI SALVAGUARDIA. La perimetrazione viene inviata ora al Ministero e alla Regione. Prima, però, che il parco venga istituito con decreto presidenziale e diventi, dunque, realtà, c’è un interregno in cui valgono misure di salvaguardia transitorie scritte da De Dominicis. In particolare, per andare a toccare una delle situazioni più critiche, quella dei vincoli per i balneatori, De Dominicis ha specificato che «lungo tutta la battigia vigerà il Piano demaniale marittimo, comprese le ordinanze regionali».

Come dire, nulla cambia rispetto al passato.
Arianna Iannotti