ALLENATORE MOLESTO

Pedofilia, accuse confermate

Ascoltate dal giudice 6 vittime dei presunti abusi. Altre due persone saranno sentite a luglio

CHIETI. Se ne sono presentati sei su otto. Uno doveva fare il compito di matematica all’esame di terza media. Per l’altro la madre non ha risposto al telefono. Saranno comunque sentiti il 12 luglio prossimo.
Sono gli otto ragazzini, tutti con meno di 14 anni (il più piccolo aveva 8 anni all’epoca dei fatti), di cui avrebbe abusato sessualmente l’allenatore di baseball di San Giovanni Teatino, Riccardo Furgiuele. Il cinquantunenne residente a Sambuceto, nato in Venezuela, è rinchiuso nel carcere di Madonna del Freddo dallo scorso 22 marzo con la pesantissima accusa di violenza sessuale aggravata in danno di minori.
Accuse confermate. Sarà il consulente nominato dalla procura, la psicologa e psicoterapeuta, esperta in psicologia forense Gloria Colabufalo, a decidere se i ragazzini, alcuni dei quali molto piccoli, sono capaci di testimoniare e se quello che hanno detto è attendibile. Ha 90 giorni di tempo per farlo, a partire da quando saranno sentiti anche gli ultimi due, il prossimo 12 luglio. Rilascerà una perizia tecnica all’esito di un secondo incontro con i ragazzini, questa volta nel suo studio. Nel frattempo ieri i sei ascoltati, tre la mattina e tre il pomeriggio, non sono rimasti in silenzio. Tutti hanno risposto alle domande della psicologa e hanno raccontato anche particolari agghiaccianti di quanto sarebbe successo loro.
L’allenatore in silenzio. Camicia celeste e pantaloni blu, aria distinta e look curato, Furgiuele si è presentato ieri mattina in tribunale, assistito dal suo avvocato Luigi Antonangeli, per seguire le testimonianze dei ragazzini. La difesa si è affidata anche alla consulenza di due psicologhe, Francesca Costanzo e Gabriella Marulli. L’incidente probatorio si è svolto in due stanze al secondo piano del tribunale teatino. In una c’era la psicologa che parlava uno alla volta con i ragazzini. Nell’altra c’erano l’accusato, il suo difensore, la psicologa Costanzo, il gip Antonella Redaelli e gli avvocati che assistono le vittime Monica D’Amico e Claudia Ottaviano. Tutti seguivano quanto avveniva nell’altra stanza attraverso un televisore. L’audio non era granché e Furgiuele si è avvicinato il più possibile allo schermo per ascoltare meglio. È rimasto in silenzio ed è sembrato che guardasse senza assumere espressioni facciali. All’ultima testimonianza, però, pare che le sue mani abbiano iniziato a tremare. Era quella dove il ragazzino raccontava che le occasioni per le molestie sessuali erano state tantissime, in pratica quasi ogni volta che si vedevano.
Gli abusi. Secondo le indagini della procura coordinate dal pm Giuseppe Falasca e portate avanti dalla Squadra mobile diretta da Francesco Costantini, le occasioni per molestare e violentare i ragazzini erano infatti tante. Gli abusi sarebbero avvenuti, dice la procura, «nell’appartamento di Sambuceto di proprietà della madre di lui, approfittando dell’assenza di quest’ultima, oppure nei locali del bar dello stadio di baseball dell’impianto di Santa Filomena di Chieti». L’impianto era chiuso al pubblico, ma lui aveva le chiavi. Altre occasioni erano fornite dalle trasferte, quando lui accompagnava gli atleti con la sua auto o con il furgone della squadra, oppure negli hotel, dove faceva dormire nella sua stanza anche giovani atleti che non erano stati neanche convocati per l’impegno sportivo. Infine, persino durante il semplice allenamento in palestra l’allenatore, a stare alla procura, faceva in modo di restare da solo con qualcuno di loro.
Possibili nuovi casi. Tutto è andato avanti fino a che un ragazzino non ha raccontato tutto ai genitori. Sono venuti così alla luce i primi tre casi. Nel primo caso sono stati determinanti i certificati medici. È bastato, infatti, che il minore venisse accompagnato dalla madre in ospedale, perché i risultati degli accertamenti medici fossero trasmessi in procura. Si è poi arrivati a otto casi e pare che ce ne possano essere ancora altri in arrivo.
La difesa. «In questa fase», ha detto l’avvocato Antonangeli, «ci siamo limitati a prendere atto di quanto avvenuto nel corso dell’incidente probatorio. Che purtroppo non abbiamo ritenuto adeguato dal punto di vista tecnico, perché non si sentiva quasi nulla». La difesa intanto attende anche l’esito del ricorso in Cassazione per la scarcerazione.
I pugni sul cellulare del carcere. L’incedente probatorio si è concluso con il fratello ventenne di uno dei ragazzi che ha aspettato Furgiuele fuori dal tribunale. Non è riuscito però a incontrarlo perché l’allenatore è subito salito sul cellulare della polizia penitenziaria. E a lui non è rimasto altro che prendere a pugni il furgone.