Proteste per il Miracolo chiuso a pranzo

Gruppo di pellegrini resta fuori del santuario con 38 gradi all’ombra. I frati: giusto fare una pausa

LANCIANO. È accaduto ancora: pellegrini che arrivano a visitare il Miracolo Eucaristico, ma che, all’ora di pranzo, trovano il Santuario, un monumento da 100mila visitatori l’anno, inesorabilmente chiuso. Lo scorso agosto era stato addirittura il politico, filosofo ed ex sindaco di Venezia, Massimo Cacciari, a lamentarsi. Cacciari era arrivato da privato con la famiglia in città per visitare uno dei più antichi miracoli di cui la cristianità abbia memoria. Una volta davanti alla chiesa di San Francesco, però, si è accorto che, fino alle 15, il Santuario è chiuso.

Stessa sorte per un gruppo di pellegrini che lunedì scorso si sono trovati davanti alla porta sbarrata della chiesa. Fuori, in una Lanciano assolata e semi deserta, il termometro sfiorava i 38 gradi. «Non è una bella figura per la città», ha sentenziato un cittadino che ha assistito alla scena, «i visitatori sono rimasti interdetti, non capita spesso che le porte delle chiese restino chiuse, tanto più se si tratta di una cappella dove è custodito un miracolo».

Ma dal santuario i monaci replicano fermi: «È giusto che ci sia una pausa», spiega un religioso, «siamo chiusi dalle 12,30 alle 15, ma apriamo alle 6,45 del mattino. Ci rifocilliamo così come avviene in tutti i monasteri, i santuari e i monumenti del mondo. È capitato anche a noi di attendere l’orario di apertura di un monastero a Norcia». Inoltre la scelta di una pausa sarebbe strategica. «Lanciano», spiegano dal santuario, «sconta da sempre un turismo mordi e fuggi: se riusciamo a far restare i pellegrini un po’ di più rendiamo un servizio alla città. I pellegrini devono capire che non si può arrivare a tutte le ore. Pochi mesi fa abbiamo dovuto parlare con le guide turistiche e i tour operator perché arrivavano dei gruppi di visitatori russi alle 21. Non è possibile considerare una chiesa come un monumento dove sostare pochi minuti per poi fuggire altrove, c'è bisogno di pace e di riflessione».

Il Santuario quest’anno, secondo alcuni dati, sta tenendo testa a diverse mete religiose della penisola, prima fra tutte San Giovanni Rotondo che sconta una leggera flessione nelle presenze. Ma c’è bisogno di progettualità. «Sarebbe il caso», ribadiscono i monaci, «di programmare l’accoglienza».

Daria De Laurentiis

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