Rifiuti, allarme dell’Ance
Primavera: «Imprese senza impianti di smaltimento»
LANCIANO. «Molti rifiuti industriali finiscono nelle discariche classiche perché in Abruzzo non ci sono impianti preposti a smaltirli. Questa è la realtà ed è inutile negarlo». Lo dice a chiare lettere Paolo Primavera, presidente provinciale dei costruttori (Ance) e vicepresidente di Confindustria Chieti, commentando la vicenda del traffico illecito di rifiuti scoperto dalla Procura di Lanciano.
L’inchiesta, condotta dai carabinieri del Noe, ha portato la scorsa settimana alla esecuzione di 8 ordinanze di custodia cautelare nei confronti di titolari di aziende, dipendenti, tecnici, pubblici ufficiali per un presunto giro di rifiuti speciali smaltiti nelle discariche di Cerratina di Lanciano e della zona di Taranto camuffando i codici di riferimento del pattume. Un sistema che oltre a sviluppare un giro d’affari di circa 3 milioni di euro, avrebbe anche evitato il pagamento dell’ecotassa alle regioni Abruzzo e Puglia per circa 500mila euro. In sei hanno avuto da subito gli arresti domiciliari; 22, in tutto, gli indagati.
La riflessione di Paolo Primavera parte da tre costatazioni: le discariche predisposte per accogliere i rifiuti solidi urbani saranno al collasso entro il 2011; in programma non ci sono nuovi impianti del realizzare; l’Abruzzo non ha discariche per la raccolta dei rifiuti speciali. «Siamo in emergenza dal punto di vista delle strutture», sostiene il presidente dell’Ance, «e parallelamente succede quello che abbiamo visto a Lanciano. Alla nostra associazione chiamano aziende che domandano se ci sono discariche dove smaltire i rifiuti e sistematicamente rispondiamo di no.
E’ inutile nascondersi dietro questa triste realtà. In provincia di Chieti i rifiuti delle imprese sono migliaia di tonnellate. Dove finiscono? Molte in Puglia», precisa Primavera, «altre in Piemonte, altre ancora chissà. Ma tutto ciò ha un costo notevole per le aziende, con le operazioni di trattamento dei rifiuti al limite della legalità. Ed ecco che succede quello che succede. Andare a smaltire in Puglia, che è la regione più vicina, costa solo di trasporto 40-50 euro a tonnellata.
Avere un impianto del genere in Abruzzo, invece, significherebbe far respirare le imprese ed evitare traffici loschi. Tra l’altro, smaltire rifiuti solidi urbani in una discarica costa 70 euro a tonnellata, smaltire quelli industriali costa 120 euro. Quindi il mercato nero, con il 90 per cento dei rifiuti industriali che finisce negli impianti dove dovrebbero essere accolti solo quelli prodotti dai cittadini nelle case».
Da qui il doppio invito di Primavera alla Regione a «realizzare discariche al servizio delle industrie e a vietare alle ditte private di smaltire negli impianti destinati ai rifiuti solidi urbani, dove devono accedere solo i Comuni portando il pattume prodotto dai cittadini».
L’inchiesta, condotta dai carabinieri del Noe, ha portato la scorsa settimana alla esecuzione di 8 ordinanze di custodia cautelare nei confronti di titolari di aziende, dipendenti, tecnici, pubblici ufficiali per un presunto giro di rifiuti speciali smaltiti nelle discariche di Cerratina di Lanciano e della zona di Taranto camuffando i codici di riferimento del pattume. Un sistema che oltre a sviluppare un giro d’affari di circa 3 milioni di euro, avrebbe anche evitato il pagamento dell’ecotassa alle regioni Abruzzo e Puglia per circa 500mila euro. In sei hanno avuto da subito gli arresti domiciliari; 22, in tutto, gli indagati.
La riflessione di Paolo Primavera parte da tre costatazioni: le discariche predisposte per accogliere i rifiuti solidi urbani saranno al collasso entro il 2011; in programma non ci sono nuovi impianti del realizzare; l’Abruzzo non ha discariche per la raccolta dei rifiuti speciali. «Siamo in emergenza dal punto di vista delle strutture», sostiene il presidente dell’Ance, «e parallelamente succede quello che abbiamo visto a Lanciano. Alla nostra associazione chiamano aziende che domandano se ci sono discariche dove smaltire i rifiuti e sistematicamente rispondiamo di no.
E’ inutile nascondersi dietro questa triste realtà. In provincia di Chieti i rifiuti delle imprese sono migliaia di tonnellate. Dove finiscono? Molte in Puglia», precisa Primavera, «altre in Piemonte, altre ancora chissà. Ma tutto ciò ha un costo notevole per le aziende, con le operazioni di trattamento dei rifiuti al limite della legalità. Ed ecco che succede quello che succede. Andare a smaltire in Puglia, che è la regione più vicina, costa solo di trasporto 40-50 euro a tonnellata.
Avere un impianto del genere in Abruzzo, invece, significherebbe far respirare le imprese ed evitare traffici loschi. Tra l’altro, smaltire rifiuti solidi urbani in una discarica costa 70 euro a tonnellata, smaltire quelli industriali costa 120 euro. Quindi il mercato nero, con il 90 per cento dei rifiuti industriali che finisce negli impianti dove dovrebbero essere accolti solo quelli prodotti dai cittadini nelle case».
Da qui il doppio invito di Primavera alla Regione a «realizzare discariche al servizio delle industrie e a vietare alle ditte private di smaltire negli impianti destinati ai rifiuti solidi urbani, dove devono accedere solo i Comuni portando il pattume prodotto dai cittadini».