Sabino, la fabbrica ora fa paura Gli operai: «Non ci torneremo» 

I sindaci di Casalbordino e Scerni: «I lavoratori stanno male, qualcuno può decidere di non rientrare» Oggi cominciano le autopsie sulle tre vittime. Almeno dieci giorni ancora per bonificare tutta l’area

CASALBORDINO. Tornare al lavoro dopo un lutto è difficile. Farlo dopo che, per la seconda volta in tre anni, tre colleghi sono saltati in aria, è quasi impossibile. I settanta dipendenti della Sabino Esplodenti di Casalbordino stanno vivendo un momento estremamente difficile dopo l’incidente costato la vita a Giulio Romano, Gianluca De Santis e Fernando Di Nella. È per questo che molti operai non se la sentono di continuare a fare quel lavoro. Intanto prosegue l’inchiesta della magistratura e la bonifica dell’area. Il medico legale Pietro Falco ha avviato le perizie.
PAURA DEL LAVORO
I settanta dipendenti della Sabino Esplodenti hanno il terrore di tornare al lavorare. Tutte le certificazioni sulla sicurezza acquisite dall’azienda non sono bastate ad evitare ben due tragedie. Fra loro c’è chi non se la sente più di rischiare. Lo hanno confidato ai sindaci del comuni in cui vivono. «Confermo che i lavoratori stanno malissimo», dice il sindaco di Casalbordino Filippo Marinucci, «non se la sentono di rischiare ancora la vita. Ora la Sabino è sotto sequestro e il prefetto ha ritirato le licenze. Ai lavoratori dovrebbe essere concessa la cassa integrazione almeno per un certo periodo. Qualora dovessero decidere di licenziarsi non avrebbero diritto nemmeno a quello. Ma il dolore che provano e la paura è così tanta che qualcuno potrebbe decidere comunque di mollare. Per questo è importante cercare una soluzione che consenta a questi uomini già così duramente provati, di poter riprendere a lavorare in sicurezza per mantenere le loro famiglie». I settanta lavoratori hanno bisogno in questo momento di serenità. Sono sconvolti. «Alcuni di loro vivono a Scerni», dice il sindaco Daniele Carlucci, «il pensiero di dover tornare a lavorare alla Sabino li preoccupa moltissimo». I sindaci confidano nelle istituzioni affinché venga accelerato il progetto di riconversione della fabbrica di contrada Termini, oppure possa iniziare a produrre la nuova fabbrica per lo smaltimento delle batterie nella zona industriale di Pollutri.
LE PERIZIE
Lunedì sera il medico legale Pietro Falco, insieme alla genetista Rossella Ferrante, ha eseguito le tac dei corpi delle vittime. L’esame computerizzato, al di là di quello che emergerà dalle autopsie, aiuterà i periti a comprendere le modifiche che la deflagrazione della granata ha prodotto sui corpi degli operai. Oggi invece nell’obitorio dell’ospedale clinicizzato di Chieti cominciano le autopsie. Gli accertamenti non termineranno prima di domani sera. Alle autopsie sarà presente il perito nominato dalla Sabino, il professor Cristian D’Ovidio, e i colleghi incaricati dalle parti civili, Concetta Scioli e Domenico Angelucci. L’analisi esterna dei corpi proverà se le vittime sono morte pochi istanti dopo lo scoppio. Non è escluso che alcune operazioni, come avvenuto già nel 2020, debbano essere ripetute con gli uomini del Ris. Prima dell’autopsia si procederà alla ricomposizione dei corpi che verrà fatta anche grazie alla comparazione del dna dei familiari con quello delle vittime.
LA BONIFICA DELL’AREA
L’area della Sabino Esplodenti resta sotto sequestro e prosegue la bonifica. Resta attiva la sorveglianza da parte della questura di Chieti in coordinamento con le altre forze di polizia. Gli esperti dovranno analizzare tutto il materiale che viene lavorato. Le operazioni non saranno ultimate prima di almeno dieci giorni.
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