«Saggini ha operato correttamente», la replica del legale che difende il prof della d’Annunzio

L'avvocato Pierfrancesco Zecca: «Confidiamo nella piena assoluzione in appello, il docente si dichiara certo della correttezza della propria condotta e della propria innocenza»
CHIETI. Il professore della d’Annunzio Raoul Saggini è certo della correttezza del suo operato e della sua innocenza. Questo sostiene nella sua replica il legale del docente Pierfrancesco Zecca: «Il Prof. Raoul Saggini, assistito nel procedimento penale dall’avvocato Giulia Bongiorgio e dal Prof. Avv. Pierfrancesco Zecca, ha chiesto, per il tramite di quest’ultimo, la pubblicazione ex Art. 8 L. 47/48 di precisazioni e repliche all’articolo apparso su questo stesso quotidiano il giorno 5 novembre u.s. Per un principio incancellabile di civiltà stabilito dall’art. 27 co. 2° della Costituzione Italiana, noto a ogni cittadino e particolarmente noto ad ogni giornalista, specie se scrive o titola di cronaca giudiziaria, l’imputato è considerato non colpevole sino alla condanna definitiva. In ragione di questo principio l’imputato non può e non deve, prima di una sentenza definitiva, essere esposto ad aggettivazioni ed etichettature che lo consegnano già colpevole».
Il legale aggiunge: «L’articolo apparso il 5 novembre u.s. su questo quotidiano si presenta come documentato sulla vicenda, sostiene però la tesi colpevolista adombrando come oggettivi, l’assenteismo, la falsificazione dei “registri didattici” ma dimentica, omette, di informare i lettori dell’emersione in sede dibattimentale di importanti elementi, anche documentali, probanti l’assenza di condotte delittuose imputabili al prof. Saggini. È evidente che ogni notizia di stampa e ogni titolo, che si abbassino a sensazionalismi colpevolisti in totale squilibrio tra tesi accusatorie e tesi assolutorie, siano un danno per ogni imputato e per l’intera comunità. Nel corpo della notizia è resa una solo apparentemente dettagliata narrazione del processo in qualche modo assunto a base della notizia di stampa ma l’articolo ha espresso, rafforzato ed evidenziato solo la sua visione colpevolista fondata, senza tener conto alcuno delle difese e ha così trasferito ai lettori una visione distorta e falsata della realtà documentale dei fatti che in tal modo resi costituiscono grave danno alla figura del Prof. Raoul Saggini e ai suoi familiari».
La replica prosegue: «La vicenda, e dunque nemmeno il titolo, e men che mai l’articolo apparso su questo quotidiano il giorno 5 novembre u.s., non può poi prescindere dalla propria origine dunque dal ricordare la denunzia anonima, i procedimenti disciplinari (tutti annullati o abbandonati), le sentenze del Tar e del Consiglio di Stato (definitive e passate in giudicato) che, sui medesimi fatti, con evidente anomalia, è esondata in penale. Sentenze che hanno dato piena ragione al Prof. Saggini e condannato la Università di Chieti anche al pagamento delle spese di lite e, non da ultimo, la vicenda e la sua notizia, possono prescindere dalla sentenza di piena assoluzione dalle ingiuste e assurde imputazioni per peculato, non impugnata dalla procura e già passata in giudicato. Notizia delle vicenda che avrebbe dovuto rimarcare come nel processo per il quale si attende sentenza la Università di Chieti non si è nemmeno costituita parte civile. Il Professor Saggini, perfettamente consapevole del contesto e delle ragioni per le quali questa vicenda ha avuto origine, si dichiara certo della correttezza della propria condotta e della propria innocenza per ogni capo d’imputazione contestatogli e confida di poter ottenere piena assoluzione nel giudizio di appello».
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