Serbatoi di gpl fuorilegge, 4 condanne 

Inchiesta partita dalla denuncia della Walter Tosto, che adesso dovrà essere risarcita. Pene tra 6 e 9 mesi di reclusione

CHIETI. Si chiude con quattro condanne il processo sui serbatoi di gpl interrati e ricondizionati senza rispettare la legge. Una sentenza che è destinata a diventare un caso nazionale: sono 900mila i serbatoi potenzialmente irregolari secondo i calcoli dell’Aipe, l’associazione delle imprese di caldareria. A far scattare l’inchiesta in cui i costruttori degli impianti risultano parti offese è stato uno dei giganti del settore, la Walter Tosto di Chieti Scalo, che dovrà essere risarcita.
LE PENE Il giudice Sofia Nanni ha ritenuto colpevoli del reato di frode in commercio quattro grossi distributori di gas gpl: sono stati inflitti 6 mesi di reclusione ciascuno a Massimo Zucaro, 48 anni, della Badigas di Corato (Bari), Stefano Zavatti (63) della Ultragas Cm di Roma e Franco Petrolini (84) della Goldengas di Senigallia (Ancona) e 9 mesi di reclusione a Vittorio Marzano (65) della Fiamma 2000 di Roma. Condannate anche le rispettive società (per responsabilità amministrative): le prime tre nella misura di 50 quote e la quarta di 100 quote.
LA DENUNCIA Il problema nasce dal fatto che l’utente finale, quando dispone di un serbatoio esterno, ha spesso interesse a riconvertirlo per interrarlo. E questo passaggio andrebbe fatto seguendo precise norme europee che, nei 6 casi contestati alle società finite sotto accusa, non sarebbero state però rispettate. Le indagini sono partite dopo la segnalazione della Walter Tosto che, con un suo esposto, ha sollevato il velo su una storia potenzialmente pericolosa per l’incolumità pubblica. I serbatoi ricondizionati vengono dati agli utenti in comodato d’uso dalle ditte di distribuzione del gas, ma rimangono di proprietà della casa costruttrice. La stessa Wts ne ha messi tantissimi sul mercato e, di conseguenza, non vorrebbe vedersi addebitare ipotetiche future colpe causate da impianti pensati per uso esterno e, successivamente, ricondizionati da altri per essere interrati.
LE ACCUSE L’imputazione è la stessa per tutte le società. Alla Badigas, ad esempio, viene contestato di aver «posto in circolazione» due serbatoi installati nel noto ristorante Querce Grosse di Francavilla e ricondizionati «in violazione del decreto legislativo 93 del 2000». Gli impianti in questione risultano dunque privi del marchio della Comunità europea (Ce). In sostanza, si legge sul capo d’imputazione, «all’utente finale non veniva fornita alcuna informazione sulla modalità di ricondizionamento dei serbatoi installati presso la sua proprietà inducendolo così a ritenere che fossero conformi ai requisiti di legge, così come dichiarato dalla società distributrice».
I SEQUESTRI Nel corso dell’inchiesta, che ha portato al sequestro dei serbatoi ritenuti irregolari e installati tra Francavilla, Bucchianico, Orsogna, Pollutri e Archi, il perito del giudice ha affermato che gli impianti esaminati «erano in pessime condizioni: presentavano isolamento realizzato con materiale non idoneo; limiti significativi nei sistemi di sicurezza e protezione». E in uno dei casi analizzati il marchio Ce era addirittura falso.
I RISARCIMENTI I condannati, oltre alle spese di lite e del procedimento penale, dovranno risarcire i danni (da quantificare in separata sede) alle cinque parti civili, tra cui due privati, assistite dagli avvocati Marco Femminella, Marco Spagnuolo, Antonello Remigio e Alessandra Picciani. Le motivazioni della sentenza verranno depositate entro 90 giorni.
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