Si fa il ricorso e fa condannare una società

Vastese vince all’Arbitro bancario finanziario per la carta di credito bloccata senza preavviso

VASTO. Prima il blocco della carta di credito, senza alcuna preventiva informazione, poi l’addebito degli interessi (circa 200 euro) per ritardato pagamento di alcune rate insolute. Comportamenti “censurabili” per l’Arbitro bancario finanziario che accogliendo il ricorso fai-da-te di una impiegata vastese, ha condannato la Compass Spa, società di Milano che opera nel settore della intermediazione bancaria, a risarcire la ricorrente, titolare di una carta di credito rilasciata dall’ufficio postale di Vasto, e a corrispondere alla Banca d’Italia 200 euro quale contributo per le spese della procedura.

Il collegio di Roma, presieduto dall’avvocato Bruno De Carolis, ha riconosciuto fondato il ricorso della donna che ha deciso di difendersi da sola, senza essere rappresentata da un legale o da un’associazione di consumatori. «Ho fatto tutto da sola», commenta soddisfatta la signora, «ho deciso di rivolgermi all’Arbitro bancario finanziario che è competente in casi del genere dopo aver contattato il referente locale di un’associazione, il quale mi ha caldamente sconsigliato di avviare un’azione legale, perché, a suo avviso, avrei perso tempo e denaro. Non mi sono arresa: ho rappresentato le mie ragioni e ho vinto. Una bella soddisfazione, non c’è che dire. Spero che altri consumatori seguano il mio esempio».

Le argomentazioni che hanno convinto il collegio romano ruotano intorno alla mancata informazione. La donna si era vista improvvisamente bloccare la carta di credito in violazione degli obblighi contrattuali che prevedono la necessità di avvisare il cliente, titolare del conto corrente, con un sms. Aveva quindi censurato il comportamento della società milanese ritenendolo pregiudizievole nei suoi confronti, avendo non solo dovuto pagare interessi che si sarebbero potuti evitare, ma anche subire una situazione di «forte stress a causa delle informazioni discordanti e delle omissioni di cui è stata vittima inconsapevole». Aveva quindi chiesto la restituzione della somma pagata a causa di un ritardo «imputabile esclusivamente all’inadempimento dell’intermediario».

Alle contestazioni la Compass, che ha prodotto un voluminoso fascicolo, ha risposto sostenendo che la cliente era stata avvisata telefonicamente ma «senza esibire alcuna prova per smentire la ricorrente».

Anna Bontempo

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