Stoccaggio gas a San Martino, il geologo: area inadatta all’impianto

Per lo studioso Antonio Carabella il progetto ricade su una zona altamente sismica con grave dissesto idrogeologico

SAN MARTINO. Anche dal mondo della geologia si esprimono dubbi sull'opportunità di allestire un impianto di conservazione del metano tra San Martino, Filetto, Casacanditella e Fara Filiorum Petri. Dove la spa milanese Gas plus, quarto gruppo del gas in Italia ha localizzato il progetto depositato in Comune che ha già ricevuto dall'amministrazione del sindaco Luciano Giammarino una sfilza di osservazioni negative che verranno fatte valere nella conferenza dei servizi prima dell'eventuale via libera alla struttura.

«È un'area che ricade in piena zona sismica 1, secondo la mappa accelerometrica dei terremoti che ha sostituito le vecchie classificazioni, in cui comunque il comprensorio era tutto segnato in rosso». Il geologo Antonio Carabella, dottore di ricerca alla d'Annunzio e specialista di morfologia della Maiella, spiega i pericoli posti dalla valle del Dendalo, la zona prescelta dalla Gas plus, per il proposto impianto Poggiofiorito di stivaggio del gas naturale.

Secondo Carabella, sarà complicato per il colosso milanese del gas ottenere il via libera al progetto che ricade in zona P2 (pericolosità elevata) nelle mappe idrogeologiche del Pai, il piano del dissesto regionale. «Oltre a dover superare la valutazione di impatto ambientale», spiega, «l'impianto dovrà anche confrontarsi con i vincoli posti dall'Autorità di bacino della Regione, visto che la valle è scenario di energiche attività franose come quella che ha distrutto la frazione di Colle Grande, dove gli inclinometri hanno segnalato sommovimenti a profondità tra i 100 e gli 80 metri». Il collegamento fra frane e attività sismica, potrebbe secondo Carabella essere confermato da studi in corso sulle stratigrafie della valle. «Le trasformazioni del paesaggio», dice, «sono state in pochi anni così sconvolgenti, e valga l'esempio del campo sportivo pressoché inghiottito nel sottosuolo, che una frana così profonda potrebbe verosimilmente essere azionata da faglie sismogenetiche, cioè in attività negli ultimi 40mila anni. Del resto», aggiunge, «un terremoto anche di media magnitudo della scala Richter, e si ricordi che siamo in zona sismica 1, avrebbe i suoi effetti aumentati in modo considerevole dalla scarsa coesione di un terreno franoso, in cui l'onda si amplificherebbe ».

In paese c'è preoccuazione sull'esito del progetto di Gas plus, che è ora atteso dalla Valutazione di impatto ambientale e dal via libera dell'Autorità regionale di bacino che valuterà la sicurezza idrogeologica dell'impianto di stoccaggio. L'assessore Ennio Di Renzo parla in veste di presidente di Cittadinanzattiva del comprensorio guardiese e dice che «non ci sono pregiudizi, ma l'unica chance di Gas plus è la garanzia col massimo della certezza che l'impianto sarà sicuro. In futuro non vorremmo commentare disastri ambientali». Giammarino aggiunge perplesso che «di Gas plus non c'è traccia da molti mesi, da quando ci presentarono il progetto».

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