Stop dei fornitori: niente carne e uova nella casa di riposo di Chieti

Fornitori non pagati, bloccata la consegna di beni alimentari Lettera ironica dei sindacati ai politici: «Grazie di tutto»

CHIETI. Carne comprata alla macelleria più vicina, a prezzi sicuramente più alti di quanto si potrebbe spuntarla all’ingrosso, e così anche per gli altri beni di prima necessità. D’altronde, i fornitori non pagati non assicurano più merce agli istituti di assistenza riuniti “San Giovanni Battista” dove il 2016 è ripartito con le stesse grosse criticità del 2015.

La settantina di lavoratori, senza contare gli altri trenta dell’indotto, sono di nuovo in ritardo con gli stipendi. Hanno percepito solo la tredicesima, ma non sanno quando potranno avere il salario di dicembre. Molti dei fornitori, invece, hanno bloccato i loro servizi. Aspettano i pagamenti delle fatture arretrate, prima di poter tornare a lavorare per l’ex ipab, ora confluita a pieno titolo nella nuova Asp (Azienda pubblica di servizi alla persona). E così si va ad acquistare nei negozi di zona anche i beni di prima necessità, a cominciare dal cibo per i pazienti, impiegando i soldi raschiati dal fondi del barile della cassa economale con i residui della gestione.

Anno nuovo ma vecchi problemi, dunque, con si sindacati che ricorrono all’ironia per ricordare alla politica gli impegni presi. «La rappresentanza sindacale unitaria», si legge infatti in una nota, «vuole ringraziare tutti i politici che si sono interessati alle problematiche degli Istituti. Un grazie particolare, va a chi dice che “non possiamo riscuotere le rette delle compartecipazioni perché sbagliamo a fatturare”, ma chissà perché il Comune di Scafa ha pagato tutte le rette di propria competenza anche per il 2015; ma guarda caso, i Comuni più grandi, ad esempio Chieti, ci reputano incapaci di fatturare e quindi non paga».

Secondo la coordinatrice della rsu, Fausta Ballatore, l’insieme dei Comuni che ha rapporti con il “San Giovanni” deve all’ente circa un milione di euro. L’unico Comune che paga con regolarità è quello di Scafa che, però, pesa quanto un caffè rispetto a un pranzo intero. C’è poi il contenzioso aperto con la Asl, di cui si sarebbe dovuto sbloccare un terzo della cifra, circa 400 mila euro, soldi che ugualmente non sono arrivati. Nonostante le assicurazioni del governatore Luciano D’Alfonso e del manager Asl, Pasquale Flacco. E questo è solo uno dei casi in cui la politica promette e poi non mantiene.

Di qui l’ironia dei sindacati: «Grazie ancora, a chi si pavoneggia e si arroga le paternità e le maternità di aver risolto i problemi, ma solo a chiacchiere, tutto ciò che si è ottenuto, è dovuto solo alla tenacia dei lavoratori che insieme alla rsu e ai segretari dei sindacati territoriali Confsal Fenal, Cgil, Cisl e Csa, si sono attivati presso le sedi istituzionali competenti. Abbiamo ottenuto tante promesse, qualcosa è stato fatto, ma la nostra situazione economica è ancora in alto mare. I componenti della rappresentanza sindacale unitaria, insieme ai lavoratori delle case di riposo, si augurano che tutti i politici abbiano trascorso un felice Natale, ovviamente non hanno pensato a tutti gli ospiti ricoverati e ai dipendenti senza stipendi». E questo è il buon anno dei sindacati del “San Giovanni” alla politica.