Istigazione al suicidio di Andrea Prospero, rigettata la richiesta di patteggiamento del 18enne romano

23 Ottobre 2025

In aula sono presenti l'indagato con i suoi avvocati, i genitori e i fratelli di Andrea, assistiti dagli avvocati Francesco Mangano e Carlo Pacelli. I legali nei giorni scorsi avevano definito "non congrua né giusta" la pena proposta di due anni e mezzo, da scontare con lavori di pubblica utilità

È cominciata davanti al gip di Perugia l'udienza per la richiesta di patteggiamento presentata dal difensore del diciottenne romano accusato di istigazione o aiuto al suicidio in relazione alla morte di Andrea Prospero, il diciannovenne di Lanciano (Chieti) trovato nel gennaio scorso in un bed and breakfast del centro storico del capoluogo umbro.

In aula sono presenti l'indagato con i suoi avvocati, i genitori e i fratelli di Andrea, assistiti dagli avvocati Francesco Mangano e Carlo Pacelli. I legali nei giorni scorsi avevano definito "non congrua né giusta" la pena proposta di due anni e mezzo, da scontare con lavori di pubblica utilità. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, coordinati dalla Procura di Perugia, Andrea e l'indagato si erano conosciuti su Telegram, dove avevano intrattenuto lunghe conversazioni sul tema del suicidio. Il giovane romano, che la vittima non aveva mai incontrato di persona, gli avrebbe suggerito farmaci considerati idonei al gesto, poi effettivamente acquistati dallo studente abruzzese. La famiglia, presente oggi in aula, si costituirà parte civile ribadendo di non cercare vendetta ma "giustizia per una condotta che ha determinato la morte di un ragazzo di appena diciannove anni".