Tagliati altri 55 posti letto tra Lanciano e Vasto

10 Novembre 2012

I sindaci Pupillo e Lapenna: ridotte anche le unità complesse, ricorreremo al Tar Dal Pozzo (Guardiagrele): ripercussioni su personale e assistenza

LANCIANO. Nessuna concertazione con Asl e Regione: la questione del taglio indiscriminato dei posti letto negli ospedali di Lanciano e Vasto, la chiusura dei presidi di Casoli e Guardiagrele passa ancora dalle carte bollate e nelle aule dei tribunali. Si rivolgeranno infatti al Tar i comuni di Lanciano, Vasto, Casoli e Guardiagrele per bloccare il taglio di altri 55 posti letto negli ospedali di Lanciano e Vasto, già sottodimensionati, e la riduzione delle unità operative complesse senza dare al territorio servizi che possano mitigare questa decurtazione definita “scellerata”.

«Impugniamo davanti al Tar il decreto commissariale 49 e la delibera Asl 1.445 sulla riduzione dei posti letto e delle unità operative complesse», annuncia il sindaco di Lanciano, Mario Pupillo, insieme al sindaco di Vasto, Luciano Lapenna, al vicesindaco di Casoli, Massimo Tiberini e al consigliere comunale di Guardiagrele, Simone Dal Pozzo, «rispondendo così con i fatti a chi, come il Pdl cittadino, ci accusa di fare chiacchiere e che non siamo collegaci con il territorio. Il Renzetti subisce tagli continui e il declassamento delle unità complesse a semplici come Geriatria, che da oltre 20 letti passa a 15, Urologia che da 16 ha ora solo 4 posti, Rianimazione che ha 6 anzichè 8 posti letto, che erano già pochi. Tagli subiti anche da Vasto. Insomma l’assistenza sanitaria nell’Abruzzo meridionale viene sempre meno. In quanto al nuovo ospedale», rimarca Pupillo, «noi il sito lo abbiamo scelto a novembre e la Regione lo sa. È inutile che il Pdl dica che dobbiamo incontrare Zavattaro: io lo vedrei anche alle 3 di notte, ma è lui che non ci convoca e non risponde neanche ai solleciti della Regione».

«Il piano di riduzione dei posti letto», ricorda Luciano Lapenna, «è un’ulteriore spoliazione del territorio dove ci sono ospedali chiusi come Casoli e Gissi, e un numero di posti letto sotto i livelli essenziali di assistenza e dove non sono stati potenziati i distretti, né attuata la medicina del territorio». Sui nuovi ospedali Lapenna ricorda che Vasto ne attende la costruzione dal 1995, che la Asl, con l’ex manager Caporossi, aveva comprato i terreni e che ci sono anche i progetti, ma che ora tutto tace perché mancano i soldi. «Meraviglia, poi, l’atteggiamento dei consiglieri regionali del nostro territorio», sottolinea il sindaco di Vasto, «che non fanno nulla per difendere le proprie terre dalla desertificazione. Per non parlare poi dell’atteggiamento di chiusura dei vertici Asl che decidono tutto da soli. Stando così le cose il ricorso al Tar è necessario».

E a curare il ricorso potrebbe essere Simone Dal Pozzo, consigliere del centrosinistra di Guardiagrele e avvocato che dal 2010 ha intrapreso la battaglia legale contro la politica sanitaria regionale. «Ci sono i presupposti per il ricorso perché il piano operativo regionale è illegittimo», spiega Dal Pozzo, «come il piano di riordino Asl che ne discende. Finora il governatore della Regione, Gianni Chiodi, ha fatto più tagli di Monti: ha tolto nella Provincia 105 letti in più rispetto a quelli chiesti. E avere meno posti letto vuol meno organici: ci sarà anche il taglio del personale che porterà a una diminuzione dell’assistenza ai cittadini».

Cittadini che, ricorda Massimo Tiberini, soprattutto nell’entroterra soffrono per la chiusura dei piccoli presidi e la mancata attivazione di servizi alternativi come la medicina del territorio e il potenziamento della rete dell’emergenza-urgenza.

Teresa Di Rocco

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