Tarantini si dimette: Cda Sasi nella bufera

La dipendente comunale in disaccordo col presidente Scutti. Tocca all’assemblea dei sindaci decidere

LANCIANO. Con una raccomandata Brunella Tarantini, dipendente del Comune di Lanciano, si è dimessa dal consiglio di amministrazione (Cda) della Sasi. l’ente pubblico dell’acqua. Un colpo di scena, anche se in realtà la Tarantini da tempo non era in accordo con il presidente Domenico Scutti. La vicenda complica la questione legata alla composizione dei vertici della società che gestisce il servizio idrico integrato che al momento conta solo su una certezza: la presidenza di Domenico Scutti. Questo perché dei tre membri che formano il Cda, nominato lo scorso 7 ottobre dai sindaci-soci dell’ente, la Tarantini si è appunto appena dimessa e sul nome del terzo componente c’è il caos. Da un lato c’è Patrizio D’Ercole, eletto dai sindaci del centrodestra e confermato nel Cda dalla sentenza del tribunale di Chieti. La sentenza nel respingere il ricorso della Sasi che chiedeva l’iscrizione al Registro delle imprese, ha evidenziato che nel Cda mancava D’Ercole. Dall’altro c’è il nome di Vincenzo Marcello, dipendente comune di Vasto, sostenuto dai sindaci di centrosinistra, da Scutti e dai legali Sasi che dicono che D'Ercole non è dipendente comunale, non è eleggibile e hanno quindi nominato lui, scorrendo i nomi delle liste. Così per porre fine alla questione il 17 marzo è stata convocata l’assemblea dei sindaci Sasi. Ma la convocazione non è stata fatta da Scutti, bensì da una decina di sindaci del centrosinistra.

«Avrei convocato l’assemblea a breve», spiega Scutti, «perché la controversia sul nome pare sia solo l’assemblea a poterla risolvere. Sono convinto di aver operato bene, finora, visto che D’Ercole è ineleggibile. Sulle dimissioni della Tarantini sarà sempre l’assemblea a decidere se nominare subito il sostituto o meno».

«L’assemblea l’abbiamo convocata per risolvere il problema della composizione del Cda», dice Camillo Di Giuseppe, sindaco di Altino e firmatario della richiesta di assemblea, «la volontà è quella di aprire una conciliazione a tutti i sindaci». Conciliare quale posizione? Perché nel leggere i punti all’ordine del giorno di evince una sola cosa: far fuori D’Ercole. Si dovrà infatti “ratificare” la delibera del Cda che di fatto ha estromesso D’Ercole; rilevare la nullità della nomina di D’Ercole risultato ineleggibile; prendere atto che il Cda è fatto da Domenico Scutti, presidente ed amministratore delegato e dai consiglieri Brunella Tarantini e Vincenzo Marcello.

D’Ercole quindi è fuori, Scutti non è amministratore delegato e la Tarantini si è dimessa. Un bel pasticcio per un ente pubblico.

Teresa Di Rocco

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