Tasse, maxi sconti a chi studia di più

Il Senato accademico vota le regola per riportare il numero degli studenti della D’Annunzio a quota trentamila
CHIETI. C’è un solo modo per fermare l’emorragia di studenti: abbassare le tasse a chi studia di più. Il Senato accademico sul bilancio consuntivo di ieri ha segnato una svolta nella vita dell’Ateneo di Chieti e Pescara. La novità è sostanziale perché interessa una popolazione di 29.200 studenti abruzzesi, molisani, pugliesi e campani. Da settembre le fasce di esenzione o riduzione salgono a quattro e, al criterio del reddito, si aggiunge la meritocrazia. Chi ha voti più alti paga di meno, è chi è davvero bravo ma ha reddito basso non paga nulla. La meritocrazia, appunto,parola rara che l’Università D’Annunzio ha deciso di giocarsi come se fosse un jolly magari per risalire il fiume contro la corrente della impopolarità, legata a inchieste e ispezioni, e della crisi globale. Le basi sono state gettate ieri, in un senato accademico-fiume ed estenuante, cominciato alle 10,30, quando c’erano praticamente tutti, e terminato alle 18 tra “pochi intimi” chiamati a votare il bilancio consuntivo che, al di là di tutto, comprese le “perenzioni” di 25 milioni di residui passivi e una perdita secca di otto milioni, sarebbe caratterizzato, dicunt, da altri otto milioni di euro di riserve per far fronte a spese extra, inattese e pesanti. Metti che la vertenza tra Ateneo e Cus finisca male per il primo, quegli otto milioni potrebbero tornare utili.
Parsimonia e attrazione le due parole d’ordine con cui si possono riassumere il Senato di ieri e un voto sul consuntivo, redatto dal delegato Riccardo Palumbo e dal dg, Filippo Del Vecchio, al quale non hanno partecipato pezzi da Novanta come Nicola Mattoscio, Enrico Spacone, Augusta Consorti e Sergio Caputi, usciti prima del tempo, mentre Francesco Caciagli ha deciso di astenersi. Restano in piedi due grossi temi come le tasse di laboratorio pagate anche dagli studenti iscritti a dipartimenti che non hanno lavoratori, e le istanze dei direttori di dipartimento preoccupati per i concorsi riservati agli associati. Ma il tassello delle tasse è finito al posto giusto. «Subiamo un calo fisiologico degli iscritti. Siamo a quota 29.200. Per attrarre studenti, in un bacino che comprende quattro regioni con redditi non alti, non c’è altro modo che puntare sulla meritocrazia legata alla tassazione», commenta il rettore, Carmine Di Ilio, «aumentiamo le fasce e ne prevediamo una di esenzione totale come già fa un altro ateneo abruzzese. I tempi sono cambianti in tutti i sensi», aggiunge e conclude Di Ilio, «una volta i fuoricorso erano solo dei vitelloni. Ora, invece, sono studenti che lavorano per mantenersi agli studi».