Colorinda Bevilacqua e Ercole Spinelli, la coppia arrestata a Chieti per usura e estorsione

CHIETI

Terrorizzavano con l’usura: arrestati  

Coppia in manette. Negozianti tra le vittime: facevano credere loro che i soldi in prestito arrivassero da una famiglia malavitosa  

CHIETI. Facevano credere alle vittime che i soldi dei prestiti arrivavano da una famiglia malavitosa di Pescara. «Non sono umani, sono bestie. Vedi le rapine e gli omicidi che hanno fatto?». Così Ercole Spinelli e la moglie Colorinda Bevilacqua, arrestati ieri per usura ed estorsione, terrorizzavano commercianti, artigiani, pensionati e disoccupati di Chieti. Incutendo il timore di ritorsioni, la coppia residente in città _ lui 59 anni e lei 56 _ riusciva a ottenere la «restituzione delle somme maggiorate d’interessi spropositati», scrive il giudice Isabella Maria Allieri nell’ordinanza che spedisce entrambi, pluripregiudicati, in carcere. Un fruttivendolo, per esempio, è stato costretto a consegnare oltre 120mila euro in 15 anni. Le manette sono scattate ieri dopo mesi di indagini della sezione di pg della Polizia di Stato.

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LA DENUNCIA. Tutto comincia a fine settembre, quando gli investigatori vengono a conoscenza di «un’intensa attività di usura, da parte di Ercole Spinelli, nei confronti di diverse persone». Tra questi c’è un meccanico, che viene convocato in procura. L’uomo racconta di essersi rivolto a Spinelli, che conosceva per avergli fatto alcuni lavori di riparazione, perché aveva problemi economici e aveva bisogno di un prestito. Spinelli gli ha dato 900 euro in contanti, tramite la moglie Bevilacqua, «dicendo che dopo 15 giorni gli avrebbe dovuto restituire 1.600 euro». A quel punto è cominciato l’incubo, perché al momento della “scadenza” il meccanico è riuscito a racimolare solo 600 euro. Da allora, ricostruisce il pm Lucia Anna Campo, gli indagati lo costringevano, «al fine di recuperare denaro, ad eseguire lavori su autovetture appartenenti a loro conoscenti, così da incamerare le somme versate al meccanico per il lavoro svolto». Un’ulteriore cessione di denaro, ad esempio, è avvenuta senza dare i soldi direttamente a Spinelli, «ma pagando un intervento fatto a casa sua da un elettricista».
LE MINACCE. I poliziotti hanno intercettato «imploranti richieste della vittima di far stoppare il debito», invitando Spinelli ad andare a parlare con la sedicente famiglia malavitosa di origine rom che vive a Pescara. Ma l’indagato «rispondeva al solito modo, incutendo forte timore con la minaccia che i presunti creditori erano persone implacabili». «So’ gente che non ci si può parlare: devi pagare, non c’è altro da fare», ribadiva Spinelli. «Ti sto dicendo che sono bestie, che non sono civili come noi: con queste persone l’hai portata troppo alla lunga».
ALTRI CASI. Sono spuntati nel corso delle indagini. Tra i malcapitati c’è anche un fruttivendolo, amico del meccanico. «Ho conosciuto Spinelli circa 15 anni fa», racconta ai poliziotti. «Avevo grossi problemi economici: non riuscivo ad andare avanti, né tantomeno a pagare le tasse. Spinelli mi diede un prestito di 5mila euro, a fronte del quale avrei dovuto restituirgli mensilmente mille euro, cosa che ho fatto dal 2002 fino al 2011. Poi ho avuto problemi e Spinelli, nel vedere che non avevo più disponibilità, veniva in frutteria e continuava a chiedere denaro. Nel contesto, gli consegnavo tra i 100 e i 200 euro a settimana. Inoltre, tuttora, Spinelli viene a fare la spesa senza mai pagare. Purtroppo ad oggi non sto messo bene, perché lui dice che gli devo ancora dei soldi. Nel 2014 mi ha costretto a svendere due auto Mercedes a due acquirenti portati da lui, trattenendosi metà del ricavato».
Al momento agli arrestati, difesi dall’avvocato Antonio Valentini, vengono contestati due episodi di usura e altrettanti di estorsione. Ma durante le intercettazioni, sottolinea il giudice, sono emersi i casi di almeno altre 6 persone «verosimili vittime di usura». Le indagini vanno avanti.
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