Test di medicina, 5 studenti imputati

Sms per avere le risposte esatte, il pm di Bari chiede il processo per 127 persone
CHIETI. Test di accesso alle facoltà di medicina e odontoiatria della università d'Annunzio per l'anno accademico 2007/2008, la procura di Bari ha chiesto 127 rinvii a giudizio, tra cui cinque studenti che hanno svolto la prova nell'ateneo teatino pescarese. L'accusa è di truffa aggravata.
Il caso delle prove truccate alle facoltà di medicina di Chieti, Bari, Catanzaro e Ancona, è scoppiato nel settembre del 2007.
L'11 settembre i finanzieri di Putignano a mare, delegati dalla procura di Bari, (dove sarebbero stati commessi i reati più gravi) sono piombati nel rettorato della d'Annunzio per acquisire i test di accesso alle facoltà di medicina e di odontoiatria. Cinque gli studenti che svolsero le prove a Chieti nel mirino degli inquirenti per aver usato telefoni cellulari attraverso i quali comunicavano i quesiti ministeriali a due centrali operative dalle quali ricevevano le risposte esatte.
I principali imputati sono di Bari e Ancona. Tra questi il sessantanovenne Marcantonio Pollice, biologo ed ex professore di liceo in pensione, considerato dalla pm barese, Francesca Romana Pirrelli, la «mente» dell'organizzazione criminale. Pollice è accusato con la moglie Paola Favaretto, il figlio odontoiatra Giulio, il ginecologo e consigliere comunale di An Giuseppe Varcaccio, il professor Maurizio Procaccini, direttore della cattedra di odontoiatria di Ancona, il tecnico informatico Francesco Avellis ed Emanuele Valenzano, padre di uno dei candidati, di aver allestito per i test del 4 e 5 settembre 2007 le centrali operative da cui partivano via sms le risposte ai quesiti ministeriali.
Il meccanismo era molto semplice: dai partecipanti ai test partivano gli sms con le domande e nelle centrali si elaboravano le risposte da spedire sui telefonini degli studenti durante le prove. I genitori imputati sarebbero stati direttamente coinvolti nella presunta truffa in qualità di intermediari con le centrali operative. Tra gli indagati anche qualche finto studente che si era iscritto alla prova solo per aiutare dall'interno i candidati. In caso di successo a Pollice spettava, sempre secondo le indagini della magistratura pugliese, un compenso che arrivava fino a 50.000 euro. Per nove genitori è stata chiesta l'archiviazione perché non è stato provato che fossero a conoscenza del raggiro.
Il provvedimento di acquisizione degli atti a Chieti venne notificato al preside di facoltà Carmine D'Ilio, anche se nessun docente tantomeno amministrativo della d'Annunzio è coinvolto nella vicenda. Nelle more dell'operazione delle fiamme gialle il direttore generale dell'ateneo teatino Marco Napoleone riservò parole di biasimo nei confronti di quegli studenti che avevano imbrogliato. E disse che una volta accertata la loro responsabilità la prova d'accesso sarebbe stata sicuramente annullata. A rigor di logica gli studenti, quelli ammessi, oggi dovrebbero stare al terzo anno di frequenza. Se ritenuti colpevoli, il loro sogno di diventare medici per ora svanirà.
Il caso delle prove truccate alle facoltà di medicina di Chieti, Bari, Catanzaro e Ancona, è scoppiato nel settembre del 2007.
L'11 settembre i finanzieri di Putignano a mare, delegati dalla procura di Bari, (dove sarebbero stati commessi i reati più gravi) sono piombati nel rettorato della d'Annunzio per acquisire i test di accesso alle facoltà di medicina e di odontoiatria. Cinque gli studenti che svolsero le prove a Chieti nel mirino degli inquirenti per aver usato telefoni cellulari attraverso i quali comunicavano i quesiti ministeriali a due centrali operative dalle quali ricevevano le risposte esatte.
I principali imputati sono di Bari e Ancona. Tra questi il sessantanovenne Marcantonio Pollice, biologo ed ex professore di liceo in pensione, considerato dalla pm barese, Francesca Romana Pirrelli, la «mente» dell'organizzazione criminale. Pollice è accusato con la moglie Paola Favaretto, il figlio odontoiatra Giulio, il ginecologo e consigliere comunale di An Giuseppe Varcaccio, il professor Maurizio Procaccini, direttore della cattedra di odontoiatria di Ancona, il tecnico informatico Francesco Avellis ed Emanuele Valenzano, padre di uno dei candidati, di aver allestito per i test del 4 e 5 settembre 2007 le centrali operative da cui partivano via sms le risposte ai quesiti ministeriali.
Il meccanismo era molto semplice: dai partecipanti ai test partivano gli sms con le domande e nelle centrali si elaboravano le risposte da spedire sui telefonini degli studenti durante le prove. I genitori imputati sarebbero stati direttamente coinvolti nella presunta truffa in qualità di intermediari con le centrali operative. Tra gli indagati anche qualche finto studente che si era iscritto alla prova solo per aiutare dall'interno i candidati. In caso di successo a Pollice spettava, sempre secondo le indagini della magistratura pugliese, un compenso che arrivava fino a 50.000 euro. Per nove genitori è stata chiesta l'archiviazione perché non è stato provato che fossero a conoscenza del raggiro.
Il provvedimento di acquisizione degli atti a Chieti venne notificato al preside di facoltà Carmine D'Ilio, anche se nessun docente tantomeno amministrativo della d'Annunzio è coinvolto nella vicenda. Nelle more dell'operazione delle fiamme gialle il direttore generale dell'ateneo teatino Marco Napoleone riservò parole di biasimo nei confronti di quegli studenti che avevano imbrogliato. E disse che una volta accertata la loro responsabilità la prova d'accesso sarebbe stata sicuramente annullata. A rigor di logica gli studenti, quelli ammessi, oggi dovrebbero stare al terzo anno di frequenza. Se ritenuti colpevoli, il loro sogno di diventare medici per ora svanirà.
© RIPRODUZIONE RISERVATA