Travolto e ucciso sulla bici Dodici mesi all’investitore
Morte di Lorenzo D’Alonzo, 28 anni, a Pordenone: patteggia l’imputato 25enne L’infermiere di Piazzano di Atessa stava tornando a casa dal lavoro in ospedale
ATESSA. Ha patteggiato un anno di reclusione (pena sospesa) Sofiane Bandaogo, il 25enne del Burkina Faso che circa due anni fa, a Pordenone, investì e uccise l’infermiere Lorenzo D’Alonzo, 28enne di Piazzano di Atessa, che stava tornando a casa in bicicletta dopo aver finito il turno in ospedale. Il giudice ha disposto anche la sospensione della patente per un anno. La famiglia di Lorenzo, residente ad Atessa, si è affidata a Giesse, gruppo specializzato nella gestione di incidenti stradali con esito mortale e ha seguito il procedimento penale tramite i propri legali fiduciari.
L’incidente accadde verso le 22.30 del 29 dicembre 2022. Sofiane Bandaogo, alla guida di una Fiat 500, stava percorrendo viale Grigoletti, nel centro di Pordenone. Giunto all’intersezione con via Spilimbergo e via Ricchieri, a causa anche dell’elevata velocità, non si accorse del ciclista che stava attraversando la strada e lo investì. Lorenzo D’Alonzo fu sbalzato dalla bici, riportando delle ferite che risultarono poi letali. La scatola nera dell’auto, un secondo prima dell’impatto, rilevò una velocità di 75 chilometri orari, su un tratto in cui il limite è di 50.
Lorenzo da qualche anno si era trasferito a Pordenone dove, come operatore sanitario (Oss), lavorava nell'ospedale cittadino. Legato alla sua terra abruzzese, come spesso capita, aveva fatto le valige per trovare lavoro altrove. Ragazzo solare e altruista, forse proprio per queste attitudini del carattere aveva scelto quel lavoro nel quale un sorriso, un gesto cordiale, una parola di conforto, sono importanti al pari delle cure. Lavorava nel reparto di chirurgia del Santa Maria degli Angeli, ospedale nel quale era entrato pieno di speranze e buona volontà e nel quale ha chiuso gli occhi per sempre, dopo l’incidente, alla scena di questo mondo. Aveva da poco timbrato in uscita il suo cartellino, un saluto ai colleghi prima di inforcare la sua bici nera. Lorenzo, dopo aver trascorso il Natale con i suoi familiari e amici, era tornato in Friuli da appena un paio di giorni.
«La consulenza tecnica del pubblico ministero è stata chiara» spiega Gianni Di Marcoberardino, referente della sede Giesse a Pescara «Se avesse rispettato il limite imposto dal Codice della strada in quel tratto, l’imputato avrebbe avuto tutto il tempo per ridurre la velocità ed effettuare azioni di emergenza per evitare il ciclista».
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