Tribunale soppresso «Aggravio di costi di 10 milioni l’anno»

Il Comitato degli avvocati: ecco le spese per le trasferte a Chieti di testimoni, detenuti e forze dell’ordine
VASTO. Nell’iconografia classica la giustizia è raffigurata con la spada in una mano e la bilancia nell’altra. Una divinità che fino a oggi ha dato lavoro in città a oltre 3 mila operatori, fra magistrati, personale amministrativo, forze dell’ordine, avvocati e procuratori legali, agenzie investigative, periti spalmati in centinaia di uffici del comprensorio, copisterie. Oltre a essere un servizio fondamentale per la collettività, l’esercizio della giustizia muove una macchina economica paragonabile a una grande industria. «Tutto questo morirà», dichiara l’avvocato Gabriele D’Ugo, presidente del Comitato contro la soppressione del tribunale.
La soppressione del tribunale e il suo trasferimento a Chieti comporterà un danno economico incommensurabile.Paralizzerà un processo produttivo niente affatto irrilevante. E per dimostrare quanto affermato l’avvocato D’Ugo, il collega Sebastiano Del Casale e i componenti il Comitato hanno realizzato un studio economico che segnala i gravi danni che lo Stato dovrà subire per effetto dell’accorpamento. E D’Ugo snocciola le cifre.
«Fra Lanciano e Vasto è prevista la trasferta di 500 testimoni al mese che costano 15 euro a testa. In un anno la spesa a carico del ministero sarà di un milione mezzo di euro. Le trasferte delle forze dell’ordine (circa 100 militari) costeranno al ministero degli Interni 2 milioni e 400 mila euro l’anno. Lo spostamento dei detenuti da Vasto e Lanciano richiederà un milione di euro l’anno. Poi ci sono le spese di cancelleria, le trasferte degli operatori e le scorte. In totale l’accorpamento del tribunale costerà allo Stato 10 milioni di euro l’anno. Dov’è la convenienza?», chiede l’avvocato D’Ugo. «Va poi considerato l’impoverimento intellettuale e la morte dell’indotto. Sono già molti i dipendenti che hanno cominciato a prendere in considerazione l’ipotesi di trasferirsi nell’area Chieti-Pescara», dice il presidente del Comitato.
Attualmente, gli ufficiali giudiziari in servizio nel palazzo di giustizia di via Bachelet sono una decina. A loro si aggiungono una sessantina di cancellieri e un’altra cinquantina di operatori tecnici. Per tutti loro si apre un periodo di faticose trasferte. «L’area commerciale di viale Giulio Cesare è destinata a spegnersi, così pure via Bachelet e via Alessandrini con un ulteriore danno economico per una città già fortemente provata dalla crisi industriale e congiunturale. Equitalia ha già deciso di andare via».
Gli avvocati per scongiurare la chiusura del presidio di giustizia continuano a raccogliere firme. «I moduli sono disponibili in Comune, nell’ufficio della segreteria generale al primo piano. I cittadini che vogliono darci una mano possono andare a firmare tutte le mattine e il martedì e giovedì anche il pomeriggio. dalle 16 alle 18, fino al 30 ottobre. È importante avere un documento di riconoscimento», dice l'avvocato D’Ugo. «Oggi (ieri per chi legge, ndc) molti nostri colleghi sono andati a Roma a protestare. Noi intendiamo andare dal ministro Paola Severino con la petizione e il dossier di spese che dimostrano la negatività della mappa giudiziaria ipotizzata».
Paola Calvano
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