Trigano Van in crisi di forniture Fiom: «A rischio 40 dipendenti» 

L’affanno della Sevel nella produzione del furgone Ducato si ripercuote sulla multinazionale francese De Lutis: questo territorio è legato al settore automotive, presto le condizioni per nuovi investimenti

MOZZAGROGNA. La crisi dei semiconduttori e l'affanno di Sevel nella produzione dei Ducato si ripercuote anche sulla Trigano Van, azienda virtuosa del tessuto automotive, leader nella costruzione di van e camper su base Ducato, che sarà costretta a non rinnovare il posto di lavoro a 40 dipendenti. A lanciare l'allarme è la Fiom che ieri ha incontrato la direzione aziendale della Trigano Van nella sede di Confindustria di Mozzagrogna.
La fabbrica nei mesi scorsi, e addirittura in piena pandemia da Covid, era riuscita a fare il salto di qualità: il raddoppio dello stabilimento, produzione a pieno regime, 300 nuovi posti di lavoro creati negli ultimi mesi e quasi 500 dipendenti in totale per un mercato, quello dei van, in piena ascesa. La multinazionale francese Trigano aveva scelto di localizzare in Val di Sangro la produzione proprio per la vicinanza a Sevel che fornisce ai due stabilimenti gli chassis (telai) su cui costruire le piccole case viaggianti che tanto piacciono ai clienti europei. Ma la crisi mondiale della componentistica elettronica (microchip e semiconduttori) sta mettendo in difficoltà la Sevel che ha già dovuto ridurre i turni da 18 a 15, effettuare numerose fermate che porteranno alla perdita di circa 60mila veicoli entro la fine dell'anno e rinunciare alla manodopera di centinaia di dipendenti: 650 trasfertisti che sono tornati nei plant di appartenenza e mancato rinnovo del contratto di 350 precari.
«I numeri non sono ancora certi», riferisce la Fiom provinciale, «la Trigano sta studiando un diverso bilanciamento di una delle linee e anche su nostra richiesta sta cercando di limitare al massimo il taglio di lavoratori. Parliamo di un numero di persone coinvolte che va da un minimo di 34 a un massimo di 40. In realtà ci è stato riferito che il numero di lavoratori coinvolti è lontano dalle prime stime che vedevano un taglio molto più pesante. Fra i criteri che l’azienda utilizzerà per determinare queste persone si terranno in considerazione le anzianità, i carichi familiari e le competenze. Come Fiom abbiamo chiesto all’azienda di garantire ai lavoratori che in questo momento perderanno il lavoro, il diritto di precedenza al rientro in fabbrica non appena Sevel riuscirà a fornire il numero di chassis necessari a far girare le linee a pieno regime e di valutare anche la possibilità del reimpiego di parte di queste persone nel nuovo reparto falegnameria. L’azienda si è detta disponibile a ragionare in tali termini, dichiarando la volontà di salvaguardare le professionalità create negli ultimi mesi».
«Questa ennesima crisi, che in questo momento è generata dalla mancanza di componenti», rimarca Andrea De Lutis, Fiom Chieti, «testimonia quanto il nostro territorio sia legato al settore dell’automotive e quanto questo comparto possa incidere sull’occupazione e sull’economia della provincia e di tutta la regione. Bisogna capire seriamente che domani in realtà è già ieri: si dovranno creare le condizioni, anche attraverso i fondi che arriveranno, per far sì che Stellantis e le aziende, investano sul nostro territorio e non fuori dai confini italiani».
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