Casoli

Uccise la compagna a Casoli con 9 coltellate. I giudici: «Non voleva che lei lo lasciasse»

10 Settembre 2025

Pubblicate le motivazioni della Corte d’assise per la condanna del 76enne inglese a 25 anni di carcere. Il difensore Sichetti annuncia ricorso: “Non c’è l’aggravante della convivenza, erano separati in casa”. (Nella foto, Michael Dennis Whitbread e Michele Faiers Dawn)

LANCIANO. Quello di Michael Dennis Whitbread su Michele Faiers Dawn, è stato un omicidio frutto di un gesto d’impeto, senza premeditazione, volto ad evitare che la compagna lo lasciasse perché nonostante le liti lui voleva restare con lei». «Ci sono prove inconfutabili della penale responsabilità dell'imputato derivante da tanti elementi acquisiti durante le indagini dei carabinieri di Lanciano, le analisi scientifiche e soprattutto la confessione dell’uomo che, secondo la perizia psichiatrica del professor Salvatore Spinella, era capace di intendere e volere al momento del fatto». Sono alcune delle motivazioni per le quali la Corte d'assise di Lanciano - presidente Massimo Canosa, a latere Maria Rosaria Boncompagni e giudici popolari - ha ritenuto Whitbread, 76 anni, colpevole dell’omicidio volontario aggravato dalla convivenza di Michele Faiers, sua compagna, uccisa con 9 coltellate - 8 sul dorso e 1 nella parte anteriore dell’emitorace sinistro - nel casolare in cui abitavano in contrada Verratti a Casoli alle ore 2 del 29 ottobre 2023, anche se il corpo della donna fu trovato da un’amica il 1° novembre 2023. Colpevolezza che ha portato alla condanna del 76enne inglese a 25 anni di reclusione, le generiche considerate equivalenti all'aggravante; al risarcimento danni in separata sede alle tre figlie della Faiers, Sarah, Brooke ed Harriett parti civili rappresentate dall’avvocatessa Nadia Germanà Tascona di Milano; pagamento di una provvisionale alle tre ragazze di 300mila euro, assieme alle spese di giudizio.

Risarcimento simbolico di mille euro all’associazione contro la violenza sulle donne Dafne, altra parte civile del processo rappresentata dall’avvocata Pina Benedetti. Sentenza contro la quale l’avvocato dell’uomo, Massimiliano Sichetti, è pronto a fare appello. «Sono arrivate le motivazioni della condanna», spiega Sichetti, «e con Whitbread abbiamo deciso di presentare ricorso. Non contestiamo le responsabilità, ma l’aggravante della convivenza che non sussiste; i due erano separati in casa da un anno».

Se cade l’aggravante, la pena si riduce. Pena di 25 anni che è “minore” rispetto all’ergastolo chiesto dal pm Mirvana Di Serio che ha definito Whitbread «un omicida lucido e consapevole».

La Corte ha riconosciuto la colpevolezza del 76enne, grazie a «tanti elementi rilevati dai carabinieri, come la visione della fototrappola del casolare che il 28 ottobre 2023 alle 12.50 fissa il rientro di Michele che non esce più, mentre alle 6.13 del 29 ottobre riprende il passaggio di Whitbread, che in auto raggiunge l'Inghilterra».

Dalle macchie di sangue sui vestiti dell’uomo appartenenti alla donna, l'autopsia che mostra anche che la vittima ha cercato di difendersi, la perizia del dottor Spinella, le testimonianze degli amici della coppia che era in crisi da quando il 1° gennaio2023 Michele vide il compagno toccare il sedere di un’amica che non reagì: sintomo di tradimento. Per i giudici poi «non è neanche configurabile l'attenuante della provocazione» chiesta dalla difesa perché Michele avrebbe avuto comportamenti aggressivi, diffamatori, picchiava l’uomo, lo offendeva, disse a tutti che l’aveva tradita, isolandolo. Invece per la corte Whitbread era in grado di difendersi e ad ogni modo «la reazione avuta è sproporzionata rispetto all'episodio dal quale trae origine», cioè una lite che la donna aveva pure chiuso risalendo al piano superiore dove lei dormiva. Corte che ha riconosciuto le attenuanti generiche: «il fatto che il 76enne è incensurato, il buon comportamento processuale avuto visto che ha ammesso le proprie responsabilità, ha consentito all'acquisizione dell'intero fascicolo del pm consentendo il risparmio di attività processuale, non si è opposto all’estradizione».

È vero che è fuggito in Inghilterra, ma come dimostrato dal legale, lo ha fatto per dare l'ultimo saluto alla figlia; aveva infatti già prenotato il viaggio di ritorno in Italia. Attenuanti per le quali ha evitato l’ergastolo. Ora il ricorso in appello per far cadere l’aggravante della convivenza che per i giudici sussiste nonostante i continui litigi, per Sichetti no.

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