Universita D'Annunzio, ritirata la delibera che annulla 411 lauree

Il rettore ai senatori: "Ci penso io a farlo ma ci rifletto un attimo". Di Ilio mette il freno al dg Del Vecchio
CHIETI. La paura fa novanta. Anzi 411 ricorsi al Tar contro gli annullamenti delle lauree in Scienze sociali all’Università D’Annunzio. Ed è così che il Senato accademico, nel giorno clou, non vota la delibera che cancella tutto. Che avrebbe cioè retrocesso in serie C un piccolo esercito di dottori che, tra il 2000 e il 2007, grazie al gioco dei crediti universitari e, soprattutto, a un diploma rilasciato da un istituto di Fermo finito, sin dal 1994, nella lista nera del Miur perché non autorizzato a farlo, uscirono dall’Ateneo di via dei Vestini con in tasca una laurea facile-facile. Ma ieri mattina, il punto all’ordine del giorno è stato ritirato dal rettore Carmine Di Ilio che rischiava di incassare il no secco dei suoi senatori ormai a conoscenza di un retroscena sostanziale, e cioè che il Tar Pescara, pronunciatosi per una vicenda fotocopia riferita a cento lauree facili da fiosioterapista, ha già sentenziato che l’università, in casi di questo tipo, deve autotutelarsi ma in tempi ragionevoli. Dieci anni, dicono i giudici, sono troppi anche per chi ha una lauree di cartapesta ma ormai esercita da tempo la professione di assistente sociale. L’Ateneo ha già pagato spese d’oro per quei ricorsi persi.
La paura quindi fa 411 contenziosi pronti a partire e con l’esito scontato visto l’orientamento dei giudici pescaresi.Ma poco importa al dg, Filippo Del Vecchio, che di questa battaglia è l’attore, se è vero, come dicono, che ieri avrebbe risposto a chi l’incalzava in Senato sul ritardo dell’autotutela che «Non decide il Tar, io faccio quello che devo fare». Questo significa che la vicenda che ha finito per dequalificare l’Ateneo di Chieti e Pescara a livello nazionale, facendolo passare come l’Università delle lauree facili, non è finita qui, con la delibera che si è liquefatta dallo stato cartaceo a quello gassoso.
Ma è il rettore a prendere in mano le redini, per non dire la patata che scotta, mettendo il freno a Del Vecchio e avocando a sè la vicenda: «Il Senato non è tenuto a deliberare. Mi assumo io la responsabilità», ha detto, «le annullo io le lauree ma ci rifletterò un attimo». Ovvero si farà consigliare a dovere dagli esperti in diritto amministrativo che collaborano con l’Ateneo. E che gli diranno che annullare le 411 lauree non è come fare un buco nell’acqua ma, al contrario, significa condannare già da adesso l’Università a pagare qualcosa come mezzo milione di spese legali. Ma Di Ilio non può neppure far finta di nulla. Deve attivare il procedimento di autotutela. Annullerà quindi le lauree senza dire grazie al suo dg che lo ha fatto finire, come dicono i francesi, in un cul de sac.