Vacri, parto in ambulanza: la bambina sta bene

Vacri, giovane mamma all’ottavo mese rompe le acque in casa. La piccola Silvia (2,3 chilogrammi) trasferita a Chieti

VACRI. Un domani, quando Silvia sarà grande, racconterà ai suoi figli che tra le birichinate combinate nelle ultime ore trascorse nel pancione, annovera quella di essere venuta al mondo nell’ambulanza del 118 parcheggiata davanti all’abitazione dei suoi genitori con quel veicolo in attesa di portare la mamma Gabriella in ospedale visto che la donna aveva rotto le acque all’improvviso e con oltre un mese d’anticipo sulla data del parto.

E Silvia sarà anche contenta di ricordare che in mezzo a tanto trambusto l’equipe del 118 ha assistito sia lei e sia la mamma con una professionalità impeccabile. Ma forse già adesso Silvia, 2,300 chilogrammi, se la ride nel lettuccio della Naonatologia del policlinico di Chieti dove è stata trasferita d’urgenza nella notte visto che per lanciare il suo primo vagito, ha preferito alla comoda sala travaglio dell’ospedale la più modesta autolettiga.

Insomma, è andato a lieto fine l’intervento di soccorso scattato con il codice rosso del servizio di emergenza sanitaria 118 per una donna di Vacri, che, alla prima gravidanza e in anticipo sul calendario del travaglio, nella notte tra lunedì e martedì aveva rotto le acque. L’ambulanza, con medico e infermiere a bordo, era quella del Santissima Immacolata di Guardiagrele: l’equipe sanitaria intorno alle 4 si trovava al Pronto soccorso di Chieti per il ricovero di un malato caricato a Villamagna. Da lì a poco il nuovo viaggio fino alla contrada San Vincenzo di Vacri, nelle vicinanze della strada provinciale Val di Foro. Il soccorso era scattato dalla centrale operativa intorno alle 4 proprio per aiutare la mamma di Silvia per quell’inattesa situazione.Il tempo di stabilizzare la donna sul veicolo parcheggiato davanti all’abitazione ed ecco che la testolina della bambina ha iniziato a venire fuori. Il tutto davanti allo sguardo tra lo spaurito e l’attonito del marito Alberto che ha poi seguito in auto, dietro l’ambulanza, il ricovero di figlia e moglie fino all’ospedale.

Silvia è nata con l’ausilio delle consuete “manovre tecniche” che si adottano in casi del genere con tanto di ricorso al clamp - ovvio - per chiudere il cordone ombelicale. Poi, quando tutto era ormai compiuto, il trasferimento fino alla sala parto del Santissima Annunziata per completare l’intervento su mamma Gabriella e per le prime cure alla piccola dal Pronto soccorso alla Neonatologia.

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