Vasto, imprenditore uccide la compagnaAveva lasciato moglie e tre figli per amore

VASTO. Una coppia ordinaria che stava vivendo un rapporto ormai logorato. Così sono stati definiti dagli inquirenti Matteo Pepe e Neila Bureikate, 43 anni lui, 24 lei. Una normalità che sembrava reggersi a forza, soprattutto da quando erano iniziati i problemi economici dell'imprenditore, costruttore edile che ultimamente non navigava in buone acque. Per la giovane lituana, forse il sogno interrotto di una vita fatta di cene, viaggi, gioielli e divertimento. Il desiderio di libertà, la voglia di frequentare le sue amiche e magari un nuovo amore, la stavano allontanando dall'uomo che per lei aveva lasciato moglie e figli.

E poi la differenza di età, quei 20 anni che se in un primo momento sembravano non pesare sui due conviventi, poi sono diventati evidenti. Uno stile di vita diverso che provocava litigi. «Lei tornava tardi con delle amiche», racconta una vicina di casa, «lui a volte non voleva farla rientrare». Un anno fa è dovuta intervenire la polizia per riportare la calma nel condominio di via Pertini 12. «Urlavano, Neila voleva rientrare nell'appartamento alle quattro di notte e con un cacciavite batteva contro la porta d'ingresso ma lui non apriva», continua la donna, «ci sono ancora i buchi sul legno».

Un rapporto che aveva conosciuto momenti di grande passione, ma che ormai sembrava volgere alla fine. Le foto delle vacanze raccontano di una coppia affiatata, abbracciata nel caldo del deserto o al freddo di un hotel di ghiaccio. Si scambiano baci e tenerezze, sono momenti felici.

«Matteo era innamoratissimo e altrettanto geloso», racconta un conoscente. La bella Neila attirava l'attenzione. Alta, magra, dai lunghi capelli lisci e biondi. «E poi vestiva in modo provocante, d'altra parte con quel fisico poteva permetterselo», aggiunge una vicina, «ma devo dire che uscivano quasi sempre insieme, mano nella mano».

La giovane lituana a Vasto non aveva parenti ma solo qualche amica, forse connazionale. Non lavorava, stava spesso a casa quando il suo compagno non c'era. «A volte la incontravo al bar da sola», racconta un avventore, «sedeva al solito tavolino, ordinava un caffè e non rivolgeva la parola a nessuno, ma non passava mai inosservata». Scollature mozzafiato e minigonne, come quelle che indossano molte ragazze della sua età.

Matteo Pepe per lei aveva rivoluzionato la sua esistenza, lasciando la moglie, figlia di un noto costruttore pugliese, e i tre figli avuti da lei, il più grande quasi coetaneo della vittima. Quest'uomo, definito da tutti «tranquillo, silenzioso e ben educato», aveva perso la testa per la ventenne. Una passione vissuta con forza fino al tragico epilogo, quando nella drammatica telefonata al 118, ieri mattina, ha continuato a chiamare la sua vittima, «la mia donna».

Una giovane vita spezzata, colpita a morte alle spalle. Tra i due non sembra esserci stata colluttazione, solo una lunga discussione, durata tutta la notte. Si parla di un lento logorio, di provocazioni protratte nel tempo, di amore che diventa idea di possesso.

Nell'appartamento della coppia, nello stesso stabile dove l'uomo aveva la sede della sua impresa, è rimasto solo il cane della giovane vittima, uno yorkshire di nome Pupa, subito adottato dalla famiglia che abita al primo piano. «Lo portavano sempre a passeggio insieme», dice qualcuno, «è una tragedia che nessuno si aspettava».

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