Vestizione degli infermieri «In busta paga i 15 minuti» 

Anche la Corte di Cassazione dà ragione agli operatori sanitari della Asl Bocciato ancora il ricorso dell’azienda dopo il ko davanti alla Corte d’appello

CHIETI. Il tempo che serve per indossare e togliere la divisa da infermiere in ospedale è da considerarsi prestazione di lavoro e come tale va pagato. La Corte di Cassazione dà nuovamente ragione agli infermieri che hanno fatto ricorso per ottenere il pagamento dei 15 minuti che servono per indossare la divisa prima di iniziare il turno e per toglierla prima di tornare a casa.
La battaglia legale è arrivata in Cassazione perché, in un primo momento, il giudice del lavoro del tribunale di Chieti, aveva accolto le ragioni dell’azienda sanitaria ma, in seconda battuta, gli infermieri erano riusciti a vedere ribaltato il verdetto in loro favore dalla Corte d’appello dell’Aquila. La Asl ha perciò fatto ricorso in Cassazione, che però ha bocciato il ricorso.
Scrive la suprema Corte in quattro diverse ordinanze del 7 maggio scorso: “L'attività di vestizione attiene a comportamenti integrativi dell'obbligazione principale ed è funzionale al corretto espletamento dei doveri di diligenza preparatoria e costituisce, altresì, attività svolta non (o non soltanto) nell'interesse dell'Azienda, ma dell'igiene pubblica, imposta dalle superiori esigenze di sicurezza ed, appunto, di igiene. Pertanto, dà diritto alla retribuzione anche nel silenzio della contrattazione collettiva integrativa, in quanto, proprio per le peculiarità che la connotano, deve ritenersi implicitamente autorizzata da parte dell'Ausl”.
«La Cassazione ha affermato un principio di diritto, che per altro è stato anche recepito dalla contrattazione collettiva del comparto sanità che con l’ultimo rinnovo contrattuale ha riconosciuto il diritto degli infermieri turnisti a essere retribuiti anche per il tempo che occorre per la vestizione e svestizione», commenta l’avvocato Enrico Raimondi che ha assistito un gruppo di infermieri sin dal primo ricorso al tribunale di Chieti fino al pronunciamento della Corte di Cassazione.
Le istanze di altri tre gruppi di infermieri (complessivamente 62 operatori sanitari) sono state portate avanti anche dagli avvocati Vincenzo Gatta e Italia D’Auria. «Tutti i ricorrenti», dicono i due avvocati, «che si erano visti riconoscere il corrispettivo economico mediante retribuzione di 15 minuti per ogni turno di lavoro svolto, corrispettivo che comunque la Asl ha corrisposto all’indomani delle sentenze della Corte d’appello dell’Aquila, hanno avuto ampia e giudiziale soddisfazione dei loro diritti. L’entusiasmante battaglia giudiziaria si è svolta su un tema che, finalmente, ha trovato anche la sua collocazione istituzionale nell’ambito della contrattazione collettiva del comparto sanità: infatti», specificano i due avvocati, «l’articolo 27 del contratto collettivo nazionale di lavoro del 21 maggio 2018, ai commi 11 e 12, disciplina dettagliatamente il diritto al riconoscimento del tempo occorrente per indossare la divisa per tutti gli operatori del ruolo sanitario e quelli appartenenti ai profili del ruolo tecnico addetti all’assistenza, per quanto riguarda il comma 11, nonché per tutti gli operatori sanitari che operano nella unità operativa che garantiscono la continuità assistenziale sulle 24 ore, per quanto riguarda il comma 12». (a.i.)
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