Villa Pini, a rischio 500 posti di lavoro

La sospensiva del Tar sugli accreditamenti pregiudica i servizi sanitari
CHIETI. «Col mancato accreditamento della clinica Villa Pini sono a rischio almeno cinquecento posti di lavoro e la tenuta dei livelli di assistenza sanitaria in Abruzzo». Andrea Gagliardi, segretario provinciale della Fp-Cgil teme pesanti contraccolpi dalle ultime vicende del gruppo della sanità privata sul quale pende la sentenza del Tar dell'Aquila che ne boccia l'accreditamento. «Se questa decisione verrà confermata dal Consiglio di Stato, a cui è ricorsa già la curatela fallimentare» afferma Gagliardi, «Villa Pini sarebbe costretta a chiudere. Difficile sopravvivere erogando servizi e prestazioni senza convenzione con il sistema sanitario pubblico. Fermo restando il rispetto delle regole e delle decisioni della magistratura, non possiamo non tenere conto di queste preoccupazioni».
Timori analoghi arrivano dal sindaco Umberto Di Primio mentre il consigliere regionale di Sinistra ecologia e libertà (Sel), Franco Caramanico, chiede in una lettera alla Regione di fare marcia indietro sulla chiusura dell'ospedale di Guardiagrele. «Dopo la sentenza del Tar», afferma Caramanico, «Chiodi dovrebbe fare marcia indietro sulla chiusura dell'ospedale di Guardiagrele. Con il venir meno di Villa Pini tra le strutture accreditate e la dismissione di Guardiagrele, la provincia teatina viene a trovarsi in una situazione fortemente critica per quanto attiene ai servizi e alle prestazioni ospedaliere. E' inoltre acclarato che i dati relativi alla mobilità passiva, che costa alle casse della nostra amministrazione più di 90 milioni di euro l'anno, sono il frutto per la maggior parte di prestazioni di bassa complessità, che potrebbero venire adeguatamente assicurate dall'ospedale di Guardiagrele».
Sono queste le prime reazioni su una vicenda che promette ulteriori sviluppi. La sentenza del Tar, infatti, rimanda alla Regione l'adempimento degli atti necessari per revocare l'accreditamento a Villa Pini, la clinica che è stata data in affitto per due anni, nel settembre 2010, dalla curatela fallimentare dell'avvocato Giuseppina Ivone all'imprenditore della sanità Nicola Petruzzi. La Regione, però, al momento conta di presentare un ricorso in appello al Consiglio di Stato.
«Nel caso la decisione del Tar fosse confermata dal Consiglio di Stato», conferma al telefono Chiodi, «ci atterremo alle leggi e alle decisioni della magistratura e valuteremo gli ulteriori adempimenti».
Al momento tutto come prima, dunque, soprattutto per gli utenti, che possono ancora essere ricoverati dalla clinica in regime di convenzione e avere prestazioni pagando il ticket. Certo è che se l'accreditamento non dovesse rimanere, sarebbero dolori.
«Oltre ai 500 lavoratori impiegati tra Villa Pini e i centri della psicoriabilitazione», riprende Gagliardi, della Fp-Cgil, «ci sono 180 dipendenti in cassa integrazione in deroga fino a marzo 2012, che possono sperare di rientrare a lavorare in queste strutture. Qualora l'imprenditore avesse necessità di reclutare nuovo personale, infatti, c'è un accordo con i sindacati di dare priorità a questi lavoratori. Petruzzi ha acquistato anche i centri San Stefar, che a loro volta arruolano circa 430 dipendenti. Con il mancato accreditamento di Vila Pini l'imprenditore potrebbe anche decidere di ridimensionare il proprio impegno su queste strutture e, dunque, non garantire i livelli occupazionali odierni».
Su Chieti, la perdita di tanti posti di lavoro avrebbe una ricaduta pesantissima. L'allarme di Gagliardi riguarda anche il contraccolpo in termini di offerta sanitaria. «Gli ospedali pubblici scoppiano», prosegue il sindacalista, «i tempi d'attesa sono enormi e andrebbero ad acuirsi con la chiusura di Villa Pini. Così come è prevedibile un ulteriore aumento dei flussi di mobilità passiva, ossia dei viaggi degli abruzzesi per andarsi a curare fuori regione».
Timori analoghi arrivano dal sindaco Umberto Di Primio mentre il consigliere regionale di Sinistra ecologia e libertà (Sel), Franco Caramanico, chiede in una lettera alla Regione di fare marcia indietro sulla chiusura dell'ospedale di Guardiagrele. «Dopo la sentenza del Tar», afferma Caramanico, «Chiodi dovrebbe fare marcia indietro sulla chiusura dell'ospedale di Guardiagrele. Con il venir meno di Villa Pini tra le strutture accreditate e la dismissione di Guardiagrele, la provincia teatina viene a trovarsi in una situazione fortemente critica per quanto attiene ai servizi e alle prestazioni ospedaliere. E' inoltre acclarato che i dati relativi alla mobilità passiva, che costa alle casse della nostra amministrazione più di 90 milioni di euro l'anno, sono il frutto per la maggior parte di prestazioni di bassa complessità, che potrebbero venire adeguatamente assicurate dall'ospedale di Guardiagrele».
Sono queste le prime reazioni su una vicenda che promette ulteriori sviluppi. La sentenza del Tar, infatti, rimanda alla Regione l'adempimento degli atti necessari per revocare l'accreditamento a Villa Pini, la clinica che è stata data in affitto per due anni, nel settembre 2010, dalla curatela fallimentare dell'avvocato Giuseppina Ivone all'imprenditore della sanità Nicola Petruzzi. La Regione, però, al momento conta di presentare un ricorso in appello al Consiglio di Stato.
«Nel caso la decisione del Tar fosse confermata dal Consiglio di Stato», conferma al telefono Chiodi, «ci atterremo alle leggi e alle decisioni della magistratura e valuteremo gli ulteriori adempimenti».
Al momento tutto come prima, dunque, soprattutto per gli utenti, che possono ancora essere ricoverati dalla clinica in regime di convenzione e avere prestazioni pagando il ticket. Certo è che se l'accreditamento non dovesse rimanere, sarebbero dolori.
«Oltre ai 500 lavoratori impiegati tra Villa Pini e i centri della psicoriabilitazione», riprende Gagliardi, della Fp-Cgil, «ci sono 180 dipendenti in cassa integrazione in deroga fino a marzo 2012, che possono sperare di rientrare a lavorare in queste strutture. Qualora l'imprenditore avesse necessità di reclutare nuovo personale, infatti, c'è un accordo con i sindacati di dare priorità a questi lavoratori. Petruzzi ha acquistato anche i centri San Stefar, che a loro volta arruolano circa 430 dipendenti. Con il mancato accreditamento di Vila Pini l'imprenditore potrebbe anche decidere di ridimensionare il proprio impegno su queste strutture e, dunque, non garantire i livelli occupazionali odierni».
Su Chieti, la perdita di tanti posti di lavoro avrebbe una ricaduta pesantissima. L'allarme di Gagliardi riguarda anche il contraccolpo in termini di offerta sanitaria. «Gli ospedali pubblici scoppiano», prosegue il sindacalista, «i tempi d'attesa sono enormi e andrebbero ad acuirsi con la chiusura di Villa Pini. Così come è prevedibile un ulteriore aumento dei flussi di mobilità passiva, ossia dei viaggi degli abruzzesi per andarsi a curare fuori regione».
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