Comunicato Stampa: “I Paciarotti”, un romanzo sull’amicizia che vince a scuola e sul campo da tennis

25 Novembre 2025

L’ amicizia cresce nei giorni tutti uguali, tra i corridoi delle scuole, sulle panchine dei campi sportivi. I legami che contano nascono così: per vicinanza, per fiducia, per una promessa detta a bassa voce e poi mantenuta. È una ricchezza che si costruisce insieme, quando si condividono vittorie piccole e dolori non detti, e si trasforma la fragilità in un patto indissolubile . In quel patto la felicità prende forma come pratica quotidiana: stare, restare, accettare la parte di rinuncia che rende possibile la squadra.
Questo patto esiste e si rafforza fin dalle prime pagine del romanzo “I Paciarotti. Fiocchi di mistero” di Riccardo Ossola . Il libro, pubblicato per il Gruppo Albatros Il Filo , sceglie di aprire la storia con la più antica delle domande: che cos’è davvero un’amicizia quando smette di essere un gioco dell’infanzia e diventa casa, famiglia, orizzonte? 
I Paciarotti sono un gruppo di amici che vive la scuola come un campo di prova, dove si misurano lealtà, ironia, talento e qualche scivolone che diventa presto un aneddoto. Il romanzo riporta il lettore in quell’età adolescenziale delle grandi passioni , in cui tutto sembra inedito e al tempo stesso definitivo, e lo fa con una prospettiva dall’interno, come se la telecamera fosse sempre alla loro altezza.
Riccardo Ossola dosa registro colloquiale e lessico sorvegliato con una naturalezza che sostiene ritmo e tono. Le battute tra compagni tengono viva la temperatura emotiva, i periodi si allungano quando la narrazione attraversa snodi introspettivi o vedute cittadine, la neve milanese cade come un controcanto e il lettore resta dentro la scena senza soluzione di continuità. La scuola viene raccontata senza nostalgie zuccherine, e acquista lo spessore di una palestra di vita : si impara a perdere, a vincere, a chiedere scusa, a proteggere chi resta indietro. Lo stile tiene insieme brillantezza dialogica e momenti più riflessivi, con innesti descrittivi che restituiscono luoghi e corpi in movimento.
Dentro questa cornice maturano i primi amori e i primi attriti . Alcuni cercano un baricentro tra allenamenti sportivi, gelosie a bassa tensione, dolcezze che avanzano tra una gara e una merenda. C’è chi volteggia come una pattinatrice che sa ridere di sé e al tempo stesso pretendere rigore e chi, invece, incarna il vigore generoso che regge gli amici nei giorni storti. Intorno, i genitori tracciano confini e paure legittime. L’idea di un viaggio in Germania per partecipare a una competizione sportiva accende discussioni e proprio lì il romanzo mostra che diventare grandi significa negoziare , convincere e assumersi le prime grandi responsabilità. La pagina vibra di realismo quotidiano e di una dolcezza che non scivola mai nel semplicismo. 
Il cuore narrativo esplode proprio quando una dei quattro amici, tennista dal talento evidente, ottiene la convocazione per un rinomato torneo che raduna a Monaco di Baviera club con giocatrici d’élite, ribalta dei sogni e vetrina per le prime volte. La partenza innevata, l’arrivo all’aeroporto, l’incontro con un uomo dai larghi baffi bianchi che li conduce in auto fino alla tenuta, e poi la stamberga scura che diventa rifugio, la cena in cui si definiscono gerarchie e obiettivi: ogni passaggio contribuisce a far crescere la tensione come in una partitura ben orchestrata. L’ agonismo entra nella storia senza spezzare l’intimità del gruppo, e le ore che precedono i match si caricano di attese, scaramanzie e tattiche da imparare a memoria.
Il torneo sportivo è, per l’intero gruppo, una prova di coraggio . Da una parte le protagoniste femminili, compagne non sempre affiatate che devono imparare il doppio come forma di fiducia reciproca, dall’altra un circuito che mostra il volto duro della competizione. Nello stesso tempo il romanzo apre un varco verso l’intrigo . Il giallo si intreccia al tennis senza esclusione di colpi e l’amicizia diventa anche strategia, rete di vedette, presidio di protezione per i propri compagni.
La scrittura di Ossola mette a fuoco le partite e, subito dopo, abbassa il volume per ascoltare i corridoi, i respiri dietro le porte, i bicchieri che tintinnano nella sala dove si sente suonare un violino. La Baviera diventa scenario e personaggio: Marienplatz risplende in tutta la sua bellezza, il Neues Rathaus racconta la propria storia, la neve copre i passi e consegna alla memoria un viaggio di formazione. L’autore alterna dialoghi rapidi a quadri squisitamente descrittivi e porta il lettore dentro una partita più ampia che riguarda i valori di coraggio, lealtà e senso del limite.
Dentro il torneo circola un’idea semplice e poderosa di felicità. Le priorità non sono un premio o un punto in classifica, ma piuttosto l’effetto di una scelta ripetuta: stare con chi ci sceglie ogni giorno, riconoscere che l’odio nasce da rancori e vendette senza esito, ricordare che l’amore non è un sentimentalismo ma una forza che scalda, nutre e protegge. Questa visione attraversa il libro in modo circolare e rimette in ordine l’incipit: ciò che salva non è la bravura individuale, è la comunità che trasforma la paura in energia e la solitudine in cura
La storia commovente di una bambina che si affida ai Paciarotti aggiunge un ulteriore strato di profondità empatica: dietro l’enigma di certi individui scomparsi si allarga una domanda sulla responsabilità . I ragazzi la ascoltano, la medicano dove è necessario, la proteggono senza riserve. Le loro sono azioni concrete e spontanee, perché nascono da un’educazione sentimentale fatta di gesti minimi e coraggio istintivo. Se la scuola insegna le regole, lo sport insegna la disciplina e l’amicizia insegna a saper anche rinunciare a una parte di sé per il bene del gruppo. 
“I Paciarotti” lavora con una lingua chiara e musicale, sostenuta da dialoghi vivi e da quadri descrittivi che accendono luoghi e gesti. Le scene scolastiche sono credibili, la tensione di un agonismo che cresce dà il ritmo alla narrazione, la costruzione di un gruppo che parla una lingua condivisa e riconoscibile è particolarmente indovinata. Il libro dialoga con riferimenti che hanno segnato l’immaginario collettivo: “I ragazzi della via Pál” di Ferenc Molnár per il codice della banda e la sacralità del patto tra compagni, “The Body” di Stephen King per l’idea della prova condivisa, del viaggio che mette alla luce i caratteri senza disperdere la tenerezza dell’età, “Jack Frusciante è uscito dal gruppo” di Enrico Brizzi per la voce giovane che attraversa la città, la scuola, i primi sentimenti con un tono confidenziale, ironico e insieme preciso. Riccardo Ossola tiene la regia con mano ferma , distribuisce le informazioni con senso del tempo, lascia respirare i silenzi tra una battuta e l’altra. Ne esce un romanzo che invita a riconoscersi in un gruppo, a sceglierlo, a proteggerlo.
Il cerchio si completa quando i Paciarotti riprendono posto tra i banchi, la vita scorre, la memoria trattiene ciò che serve. Ogni amicizia vera costruisce una lingua che capiscono solo i presenti, e quella lingua non si consuma. Il romanzo di Riccardo Ossola intercetta questa verità e la restituisce con un registro capace di far sorridere e di far riflettere, con scene da commedia giovanile e con pagine che sostano sull’attimo in cui si cresce davvero . La sensazione finale è limpida: non esiste vittoria senza condivisione, non esiste talento senza cura, non esiste casa senza compagni di viaggio. L’amicizia , quando è scelta e responsabilità, non fa da sfondo alla storia: è la storia, e vale più di qualunque trofeo

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