Comunicato Stampa: “Verso la meta”, la poesia come bussola tra memoria, quotidiano, speranza e spiritualità

La poesia , quando sceglie il tempo presente come propria dimora, chiede una postura vigile. Chiede un occhio che tenga insieme l’urgenza dell’etica e la pazienza dell’ascolto, la cronaca che bussa alla porta e la vita minuta che prepara il tavolo. Oggi questa responsabilità si manifesta in tre movimenti che si richiamano: l’ introspezione che mette ordine, la fraternità che si allarga, la spiritualità che illumina senza accecare. A monte c’è l’idea di un cammino , di una soglia varcata, di una bussola posata sul palmo e tenuta in equilibrio mentre si cammina.
“Verso la meta” di Antonino Serra , pubblicato da Europa Edizioni , nasce dentro questo contesto. La “Premessa” pone il lettore davanti a un ingresso, a una luce che guida l’orientamento, nella quale l’eco di parole antiche invita a nascere nella luce, a riconoscere il mistero come prossimità e non come minaccia. La pagina iniziale promette un itinerario chiaro: guardare dentro per imparare a guardare attorno e trasformare il moto dell’anima in abitudine .
La mappa in quattro sezioni della silloge racconta un tragitto. “Riflessioni” dispone i fondamenti: libertà, coraggio, relazione. “Nella quotidianità” mette alla prova quei fondamenti nel frastuono del giorno, tra attese, lavoro, famiglia, disordine. “…ed oltre” apre la finestra sui temi che incidono la nostra epoca, dall’intelligenza artificiale alle violenze, dai terremoti alla pandemia, con una richiesta limpida di responsabilità collettiva. “Verso…” , infine, tesse i fili e porta il discorso su un orizzonte teleologico: tempo, scelta, bene comune, mistero.
Nella prima sezione l’autore scrive la poetica dell’essenziale con una lingua piana e ferma. Già leggendo alcuni titoli si traccia una direzione: “La vera libertà”, “Coraggio”, “Il vuoto”, “Essere in relazione”. Le liriche sottraggono il superfluo e precisano il necessario , mentre l’immagine domestica diventa strumento morale. In “Ricetta essenziale” la cucina si fa scuola di convivenza: «Un cucchiaino d’olio… / Mezzo bicchiere d’acqua… / disponibilità d’amore…». Le mani che impastano non imitano un rito ordinario, fondano il patto del quotidiano. La poesia assume la forma di istruzione al vivere e sceglie una retorica che non predica, ma che chiede atti.
La seconda parte sposta il focus nel laboratorio del presente . Il verso lavora sulla postura, restituisce priorità e cadenze. “Confusione” dice: «Sovrastati dal clamore… / Solo un velo di speranza / può salvar la situazione / rivedendo in tutta fretta / prospettive e direzione». La semplicità lessicale diventa stile , le rime interne e i parallelismi seguono il respiro di una mente che riallinea i propri assi. L’efficacia nasce da una compostezza che dà alla chiarezza una dignità estetica.
La terza sezione porta dentro la pagina il groviglio del tempo storico . Il registro preferisce la sintesi emblematica, che raggiunge il lettore con carica immediata. “Violenza sulle donne” nomina l’ingiustizia e chiama la coscienza a una revisione delle prassi: «Perché non può cessare / questa infame barbarie…». Il lessico rifiuta attenuanti, chiede un cambio di paradigma che trasformi la pulsione di possesso in rispetto e la ferita in giustizia. “Intelligenza artificiale” colloca il lettore su un crinale netto: riconoscere i benefici e preservare i limiti fondanti dell’umana relazione, perché «affinché non si determini / il suo dominio sul reale». “Terremoto 2016” e “Coronavirus 2020” lavorano sulla memoria civile con economia di tratti: macerie e attese, preghiere a bassa voce, semi che preparano una “nuova primavera”. La poesia accorcia la distanza tra esperienza individuale ed evento collettivo , mentre impegna lo sguardo a custodire il ricordo.
La quarta sezione raccoglie e rilancia. “Valore del tempo”, “Ricominciare”, “La svolta”, “Bene comune”, “Verso il mistero”, “La gioia” compongono una grammatica della scelta. Il lessico è pragmatico e la tensione metafisica resta leggibile. In “Verso il mistero” emerge la cifra spirituale dell’autore: «Quanto sarebbe bello / compiere in silenzio / i passi che procedono / verso ogni fratello… / riconoscersi piccini». La verticalità dello sguardo non sottrae il testo alla terra, lo radica in una fraternità responsabile verso chi è vicino. “La gioia” introduce l’idea di equilibrio: la quiete interiore è la condizione per camminare tra la gente con pace e certezza.
Il messaggio complessivo si condensa nelle pagine finali, dove l’autore parla di un “itinerario ideale”. Lì si compie un doppio gesto: riconoscere i limiti del nostro sguardo e alzarlo verso una luce più alta . La richiesta è costante: cambiare condotte, disinnescare l’egoismo, scegliere il bene comune come criterio per le scelte piccole e grandi. Il creato è affidato alla nostra custodia, la vita è bene da non sprecare, la convivenza è compito politico e spirituale. L’ Amore , nominato come «dono impareggiabile e gratuito», diventa centro di gravità che tiene insieme i fili dispersi.
Lo stile di Antonino Serra si definisce nella chiarezza operosa : frasi compatte, ritmo sorvegliato, lessico accessibile che preferisce il passo dell’enunciazione alla nebulosità dell’allusione. L’andatura sostiene un tono capace di parlare a tutti, con domande-titolo che funzionano da snodi logici e inviti all’esame di coscienza. L’architettura in quattro sezioni orienta la lettura e trasforma la silloge in un percorso argomentativo: fondamenti etici, verifica nel quotidiano, apertura al tempo storico, approdo teleologico. L’ efficacia comunicativa nasce dalla saldatura tra concretezza domestica e prospettiva spirituale, con immagini prossime alla vita di ogni giorno e un registro verticale che resta limpido. L’autore integra i temi pubblici e rende accessibile la complessità attraverso nuclei memorabili, così la poesia diventa strumento di cittadinanza interiore. Il lettore riceve una bussola e trova appigli pratici in titoli-parola chiave che valgono come micro-programmi d’azione. La pagina finale ricuce i piani di esplorazione intellettuale con una chiusura coerente, orientata all’ Amore come principio ordinatore . Questo impianto consente alla voce poetica di essere inclusiva, di stimolare decisione e mitezza, di lasciare in eredità una forma di energia morale spendibile nel presente.
Il punto di osservazione privilegiato del poeta riconosce la propria responsabilità. Chi vede per primo condivide, rende comunicabile, restituisce agli altri la mappa. “Comunione”, per esempio, lavora su questo asse con l’immagine di un riso che sale e di un pianto che si fa offerta, unione donata dallo “Spirito Amore”. La fisicità dei corpi incontra la soglia del simbolo e torna alla vita quotidiana con più precisione. La lente allinea dettaglio e oltre, senza feticizzare nessuno dei due livelli. La poesia assume la forma di un manuale di sobrietà, non per sottrarre intensità, per tradurla in pratica condivisibile. L’“itinerario ideale” tracciato dall’autore invita a cambiare abitudini , a disarmare l’egoismo , a scegliere insieme . Resta una calma vigile che non confonde quiete e passività, alla quale si aggiunge la consapevolezza che la vita è relazione e custodia. È l'Amore, dopotutto, il motore discreto che consente di attraversare il dolore e l’oblio senza rassegnazione.
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