“Ama”, gli abbracci di Sannicandro per Teramo 

La personale dell’artista abruzzese che spazia dalla sala Ipogea ai teli dei cantieri della ricostruzione nel centro storico 

TERAMO. Gli abbracci spezzati da quasi due anni di pandemia vengono restituiti visivamente dalla mostra pittorica di Fabrizio Sannicandro “Ama”, che si apre oggi a Teramo tra Ipogeo e i cantieri della ricostruzione nel centro storico. La personale dell’artista, inserita nel calendario del Natale Teramano allestito dal Comune, viene inaugurata stamattina alle 10 nella sala ipogea di piazza Garibaldi e resterà allestita fino al 9 gennaio (orari visita 9-13 e 17-20).
Sannicandro, artista di lucida sensibilità e umanistica visione, ha pensato “Ama” come un progetto di arte nello spazio urbano, che abbracci letteralmente la città con le opere. Oltre alle creazioni nell’Ipogeo altre sono riprodotte su teli in formato monumentale e collocate sui ponteggi dei cantieri della ricostruzione post terremoto presenti nel centro storico di Teramo. L’autore teramano si rivolge così direttamente alla sua comunità, dando presenza e forma visiva a una delle assenze più faticose da vivere da quasi due anni a questa parte, la mancanza degli abbracci, del contatto affettuoso fra le persone, conseguenza fra le più dure del distanziamento imposto dalla pandemia. All’Ipogeo sono esposte cinque opere pittoriche a tecnica mista e 12 disegni su carta, creazioni realizzate da Sannicandro appositamente per la mostra “Ama” a parte due già presenti nell'esposizione “Vite”, ambientata l’estate scorsa nell’abbazia di Santa Maria di Propezzano, un racconto individuale e al contempo collettivo di cui la rassegna a Teramo è ideale continuazione nel celebrare la vicinanza di corpi e anime. Due delle opere mostrate nella sala ipogea sono riprodotte su altrettanti teli di grandi dimesioni (3x7m e 2,5x6m) collocati sull’impalcatura del municipio, nel cuore civico e religioso della città, la centrale piazza Orsini su cui affaccia anche la cattedrale. Le due opere saranno illuminate e quindi visibili di notte; altre tre grandi riproduzioni saranno installate da qui a Natale su altri ponteggi in centro. Non a caso Sannicandro ha scelto i ponteggi per poggiare le sue creazioni: «Sono i punti di ricostruzione e quindi simbolicamente di rinascita per la stessa comunità». Riparare materialmente gli edifici, ma anche riparare i viventi, cominciando proprio dalla vicinanza. L’artista non è nuovo alla riflessione su presenza e ruolo nello spazio pubblico dell’opera d’arte, che qui declina in una selezione d’immagini raffiguranti persone che si abbracciano, un’iconografia ricorrente nella sua poetica che in questo specifico contesto assume un significato ancora più pregnante.
«Da una parte l’invito è a non dimenticare quella tenerezza, quella manifestazione d’affetto e di accoglimento dell’altro, implicita nel gesto dell’abbraccio narrante un peculiare tratto dell’uomo e del suo corpo, dall’altro è un messaggio di speranza per la comunità doppiamente ferita, dalla pandemia, come tutto il mondo, e dal sisma. È nei drammi che colpiscono l’uomo che egli stesso può e deve trovare la forza per guardare avanti, perciò “Ama" intende essere un gentile messaggio dal valore spirituale e di vicinanza». Gli abbracci di Sannicandro ricordano l’amore, l’unione fra le persone, con l’idea che si può essere vicini nonostante l’imposizione della distanza, la separazione, la lontananza.