Edoardo Bennato, il cantautore napoletano sarà in concerto domani sera al Teatro D'Annunzio

L'INTERVISTA

Bennato: canto l'Italia di Pinocchio

Il cantautore stasera in concerto al Teatro D'Annunzio di Pescara: "Il rock è uno stile di vita"

«L’Italia di oggi è più collodiana che mai. Gatti e volpi, Mangiafuochi, grilli parlanti sono in mezzo a noi». Parola di Edoardo Bennato, che questa sera si esibirà al Teatro D’Annunzio di Pescara. L’appuntamento è fissato alle 21 (organizzazione Ventidieci e Alhena Entertainment, biglietti da 21,75 euro più prevendita). Risale allo scorso anno la riedizione del concept album “Burattino senza fili”, con protagonisti il burattino di Collodi e i personaggi che popolano il suo mondo. Un album ancora attuale, a distanza di quarant’anni dall’uscita, che Bennato proporrà insieme con brani storici del suo repertorio e le canzoni tratte dall’album “Pronti a salpare” (2015). Il Centro ha intervistato il cantautore napoletano in occasione della tappa pescarese del tour.
“Burattino senza fili” è stato l’album più venduto in Italia nel 1977. A distanza di quarant’anni è arrivata la riedizione. Con quali novità?
È stato sia ricantato che risuonato. Per quanto le canzoni siano le stesse, è completamente diverso sia negli arrangiamenti che nel canto. Inoltre, ho aggiunto dei personaggi che non avevano trovato posto nell’edizione del ’77. Innanzitutto Mastro Geppetto, che è l’artefice di Pinocchio, il suo creatore. Confesso che il nome all’epoca mi sembrava “poco rock”. Nel 2017 credo di aver trovato la soluzione sia musicale che nel testo: Mastro Geppetto è un vecchio artigiano che, andato in pensione (in barba alla legge Fornero) si costruisce il burattino affinché possa fargli compagnia. Altra questione è il brano “Il mio nome è Lucignolo”. Nel 2017 mi sono immaginato un PR, di quelli che organizzano rave party. Infine, ho cambiato i connotati al Grillo parlante: nel ’77 il grillo ero io, ovvero era la descrizione dei concerti in cui arrivavano gli autoriduttori che tentavano di bloccarci al grido di “Bennato, Bennato il sistema ti ha comprato!”.
È tornato al burattino di Collodi per raccontare l’Italia di oggi. Quanto è ancora attuale?
L’Italia di oggi è più “collodiana” che mai. Gatti e volpi, Mangiafuochi, grilli parlanti sono intorno a noi. La Fata è ancora drammaticamente quella che “paga di più”, se vuol volare la tirano giù e se comincia la caccia alle streghe è ancora lei che ne paga le conseguenze.
Il titolo del suo disco “Pronti a salpare” è strettamente legato ai nostri tempi…
È un’esortazione rivolta a noi, in teoria privilegiati del sistema occidentale. L’omonimo brano ha vinto il premio “Una canzone per Amnesty 2016”. Dobbiamo essere pronti a cambiare mentalità. Dobbiamo capire che chi scappa lo fa per sottrarsi all’inferno in terra, guerra, fame, miseria, qualcosa che non possiamo lontanamente immaginare. Non è retorica o, peggio ancora, buonismo: è cinico “utilitarismo”. Il benessere futuro, nostro e dei nostri figli, non può prescindere dalla soluzione dei problemi del Terzo mondo.
Cosa rappresenta per lei il rock?
Il rock è uno stile di vita: cercare, laddove è possibile, di scardinare i luoghi comuni. A differenza della musica leggera, che tende all’evasione e al non far pensare, e va benissimo lo stesso, il rock si nutre dei problemi, dei paradossi che ci circondano. Insomma, divertimento con il tentativo di lasciare qualche domanda, qualche considerazione, qualche spunto di riflessione, una volta finito il concerto.
Cosa pensa del fenomeno dei talent?
Penso che oggi assolvano il compito che una volta era delegato ai direttori artistici delle case discografiche. Tutto bene. Agli aspiranti dei talent l’unica cosa che posso dire è: attenti al Gatto e la Volpe!
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