La vetta del Monte Amaro all'alba

"ALTITUDINI"

Da Campo di Giove al Monte Amaro 

Un’escursione interminabile che lascia senza fiato

Alcune montagne suggeriscono interminabili camminate, di quelle che si parte al mattino presto e si torna alla sera o, se si è un po’ più coraggiosi, si parte di notte e si scende lentamente al mattino.
Ce ne andiamo ancora sul Monte Amaro (Maiella) da Campo di Giove: un’escursione interminabile che lascia senza fiato.
Siete pronti? Si parte appunto da Campo di Giove (Aq), appena fuori del paese verso la seggiovia, ci si incammina sul Sentiero della Libertà che gradatamente ci porterà fino al Guado di Coccia (1674 m). A mezza costa, saliamo senza fatica tra l’ombra del bosco, voltandoci di tanto in tanto a guardare il panorama con squarci lunghi sulla piana sottostante. Dopo circa un’ora, la salita si fa un po’ più dura e percorrendo il fondo ghiaioso di una pista da sci, si arriva al Guado, una finestra di passaggio tra la provincia dell’Aquila e il mare del Chietino: vi si trova il “Rifugio di Coccia” che è aperto quando la seggiovia è funzionante. Ci fermiamo solo il tempo di respirare e riprendiamo il cammino che ora si fa molto faticoso. Questa parte di Maiella esposta a sud, priva di vegetazione ha subìto interventi molto impattanti a causa di impianti sciistici, ora abbandonati, che seguiremo come bussole per salire di quota. Qui si assapora una Maiella dura, che non regala tratti pianeggianti, ma gli odori, la visuale e il cielo da toccare sono indimenticabili. Costeggiato l’ultimo impianto, si è di fronte a rocce monumentali e a sinistra si apre un piccolo passaggio che raggiungiamo fiduciosi. È la porta di entrata alla parte sommitale della montagna, ci troviamo nei pressi della Cima Tavola Rotonda a 2400 metri di altitudine (6 km, 3 ore).
Il paesaggio è surreale, si alternano dossi, radure e formazioni carsiche: in particolare con una piccola deviazione si arriva alla “Sfischia” un bel crepaccio roccioso dove la vegetazione è lussureggiante. Il silenzio ci avvolge e accompagna i pensieri leggeri, mentre le gambe, anch’esse senza peso, ci conducono all’affaccio sul Fondo di Femmina Morta e ad un piccolo laghetto circondato di animali. Più in là l’intaglio della Forchetta di Maiella (2390 m) da dove arrivano altri escursionisti, affaticati, felici e sbalorditi da tanta incredibile eleganza e armonia della natura.

In fila, verso la Sella del Monte Macellaro

Per un po’ ci accompagnano delicati fiori dai tenui colori, poi inizia una breve salita sassosa che arriva alla Sella del Macellaro (2530 m): si scorge, lontano, il puntino rosso del Bivacco Pelino sulla vetta dell’Amaro, che pare irraggiungibile.
In breve arriviamo alla grotta di Canosa e con un ultimo sforzo legato al desiderio irrefrenabile di arrivare, siamo in vetta (2793 m, 6 ore dalla partenza- 11,5 km). Ed è l’alba. Come l’alba? Sì, quello che vi ho descritto l’ho visto al ritorno, perché sono salita di notte a immaginare quello che la discesa mi ha poi regalato alle prime ore del mattino. Il sole dipinge di tinte vivide tutto l’intorno, dal cielo al mare, alle vedute infinite. É freddissimo quassù; scendendo mi sono distesa sull’erba e ho dormito i sogni più tranquilli sotto il bel sole accecante dell’Abruzzo sdraiato laggiù.
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