Dal campo di calcio alla vita: a Loreto il ritratto di Riva fatto da sportivi e autori

23 Settembre 2024

LORETO APRUTINO. Davvero una bella atmosfera, appena sfumata in un color nostalgia forse inevitabile, nella quale, per due giorni, è stato bello farsi coinvolgere, a Loreto Aprutino, per la prima...

LORETO APRUTINO. Davvero una bella atmosfera, appena sfumata in un color nostalgia forse inevitabile, nella quale, per due giorni, è stato bello farsi coinvolgere, a Loreto Aprutino, per la prima edizione del Festival Rombo di Tuono. Dai Nuraghi ai Tholos- Il mito di Gigi Riva, evento organizzato dal Centro studi Sport &Valori, presieduto da Luigi Milozzi, nel nome e nel ricordo del grande calciatore recentemente scomparso. Così, tra cultura, sport, fair play, tradizioni sarde e abruzzesi, musica, cinema e concorsi si è allungata una manifestazione che, nella serata conclusiva, ha visto la premiazione, con una scultura denominata “Edis, senti che Tuono” dell’artista loretese Ester Crocetta, di Nicola Riva, figlio del campione, e dell’allenatore Claudio Ranieri, importante protagonista sulla panchina del Cagliari.
«Da bambino mio padre lo vedevo solo come calciatore», ricorda Riva. «Crescendo ho imparato tanto da lui, cercando di assimilare dai suoi comportamenti, più che dalle parole quei valori di dignità e coerenza che lo hanno portato a rappresentare qualcosa di più di un grande personaggio sportivo e mi ha colpito, nel titolo dell’opera, l’accostamento al nome di mia nonna Edis, scomparsa prima che papà diventasse famoso mantenendo sempre, nel tempo, un legame straordinario con la figura della madre». Nella scultura tutta l’energia scaturita dalla gamba sinistra del campione, capace di generare emozioni e far vibrare il terreno, come un “Rombo di tuono”, appunto, soprannome uscito dalla penna di Gianni Brera. Non ha dubbi Claudio Ranieri: «Gigi Riva ha rappresentato qualcosa di speciale con forza, tenacia ed un senso di appartenenza non comune». Appartenenza a un popolo, quello sardo, che ne ha fatto un mito anche perché si è sentito scelto nell’animo di un atleta che, al tempo, rifiutò le più che allettanti proposte di grandi club per rimanere in Sardegna. «Un uomo animato da valori che hanno reso naturale una scelta che non lo era» sintetizza il giornalista Luca Telese, direttore dal 1° ottobre del Centro e autore di due libri dedicati alla leggenda di “Giggirriva” e di un successo che sembrava impossibile. «Impossibile per una “provinciale” come si diceva allora», continua Telese, «e Riva è stato forse il primo ad allungare i confini dello sport nel mondo moderno, animato da quei figli della guerra ormai entrati nel boom economico. Mondo ora lontano, con linguaggi e comportamenti estremamente diversi. E la sua storia è un racconto nel quale, una volta entrati, non esci più». Prima della premiazione, la proiezione del film documentario del regista Riccardo Milani “Nel nostro cielo un Rombo di tuono”, bellissimo ritratto di un campione estremamente riservato e più portato ad esprimersi con i fatti piuttosto che con le parole. «Ci ho messo quasi vent’anni per convincerlo», racconta il regista, «poi credo abbia percepito l’importanza di raccontare la sua storia. Che non finisce qui. Quasi una necessità continuare a proporla».
Premio a Ciro Venerato della Rai come Giornalista abruzzese dell’anno, dal palco anche le testimonianze di alcuni ex calciatori rossoblù come Tiziano De Patre, Gianluca Pacchiarotti e Godfred Donsah, che quest’anno vestirà la maglia del Chieti. Emozione nelle parole di Giuseppe Tomasini, compagno di squadra di Riva ai tempi dello scudetto e, negli anni a seguire, grande amico del campione. E ancora qualche filmato in bianco e nero, c’è l’entusiasmo del vecchio stadio Amsicora, poi l’orgoglio di un popolo e le radioline da cui viene fuori l’inconfondibile voce di Sandro Ciotti. Può bastare così.