Enrico Brignano a “Storie”: quella serata con Proietti, a Pescara la svolta della vita 

L’attore romano è un po’ abruzzese: che bello con i nonni a Palombaro L’anno da militare a Chieti, il Marrucino e la prima scuola di recitazione

Era una sera del 1986 e al Teatro Massimo di Pescara c’era lo spettacolo “Per amore e per diletto” di Gigi Proietti: «Io facevo il militare a Chieti e avevo un permesso “tst”, cioè termine spettacolo teatrale, ma non c’erano più biglietti perché era tutto esaurito. Non me lo potevo perdere quello spettacolo, Proietti era “il Maestro”: così ho deciso di nascondermi nel bagno del teatro; mi sono chiuso lì dentro, dalle 19.15 fino alle 21.15, due ore. Quando la sala si è riempita, sono uscito dal bagno cercando di non dare troppo nell’occhio». È Enrico Brignano il primo ospite della nuova stagione di “Storie - Le Emozioni della Vita”, il programma di Rete8 in collaborazione con il Centro che torna questa alle ore 21 con la regia di Antonio D’Ottavio. «Nella confusione generale nessuno si è accorto di me», racconta ancora Brignano, «ho cambiato tre o quattro volte posto perché, nel frattempo, arrivavano le persone con il loro biglietto fino a quando ho trovato una poltrona libera dietro un pilastro. Non si vedeva niente, un po’ mi spostavo da una parte all’altra, ma lo sentivo Proietti: quello è stato lo spettacolo più bello, non perché non l’avessi pagato ma perché me l’ero guadagnato con la passione. E poi è stato uno spettacolo galeotto che mi ha proiettato verso il suo laboratorio: quella sera, a Pescara, è scattato qualcosa». Senza quelle due ore infinite passate nel bagno del Massimo ad aspettare, chissà come sarebbe andata. Ventisei anni dopo, Brignano è diventato un attore, un comico, un cabarettista di un successo travolgente che, ormai, si emoziona più con i figli Martina e Niccolò, 5 e un anno, che sul palco.
Ma, racconta lui, romano ma con l’Abruzzo nel cuore, sposato con l’attrice Flora Canto, è stata una salita: «Io non ho mollato mai, nemmeno di un centimetro. Prima di entrare nel laboratorio di Proietti avrò fatto almeno sei o sette provini ma a volte, per questione di numero chiuso, non riuscivo nemmeno a presentarmi. A quel ragazzo, se lo incontrassi oggi, direi proprio questo: non mollare. E che risponderebbe lui? Grazie, all'epoca ero molto educato».
Brignano è un grande dello spettacolo: film al cinema, esibizioni nei teatri e nelle arene come “Diamoci del tu” appena portato in scena anche alla Civitella di Chieti, pubblicità in televisione. Un romano un po’ abruzzese: i nonni materni sono originari di Palombaro e quelle scenette di campagna sono finite anche nei suoi sketch, a Chieti ha fatto il militare nella caserma Berardi – «Le ragazze? Non ci guardavano nemmeno» – e a Pescara la prima scuola di teatro. «Andavo al laboratorio Danza Teatro di Patrizia Di Fulvio, vicino alla stazione, e lei è stata gentilissima perché non avevo tanti soldi: insomma, arrivavo in sala, posavo gli anfibi alle 16.30 e li riprendevo alle 22.30. Facevo di tutto».
I ricordi dell’infanzia passata in Abruzzo, la terra della mamma Anna mentre il papà Antonino, nato in Tunisia, era di origini siciliane: «Da piccolo mi piaceva stare a Palombaro e a Fara San Martino, ricordo le grandi feste, una volta alla Fara ci ho visto anche Rita Pavone, e poi le vacanze a Francavilla al Mare, a Tollo e Vasto. L’Abruzzo lo conosco benissimo, quasi quasi non ha più segreti, e ho tanti parenti. Ai tempi del militare Chieti era un po’ austera, Pescara più caciarona. Mi piaceva tanto andare al Teatro Marrucino, lo adoravo: il comandante lo sapeva e un giorno mi ha detto: “Allora, facciamo così, io ti do tutti i permessi che vuoi ma a teatro tu ci devi andare in divisa”. Ovviamente ho accettato ma, siccome la mia divisa era troppo grande, il sarto militare me ne ha fatta una su misura: sembravo un figurino. E una sera ho accompagnato anche la figlia del comandante: che responsabilità, non facevo avvicinare nessuno».
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